«Se si facesse un referendum, con tutta probabilità stravincerebbero i “NO”». Lo Statuto comunale, peraltro, il referendum locale lo prevede anche e il Meetup 5 Stelle con il consigliere comunale Giuseppe Polito, associazioni e liberi cittadini, prim’ancora che si costituisse il comitato ad hoc, avevano già raccolto 3mila firme contro quello che a Erchie – cittadina del Brindisino di circa 9mila anime al confine con le province di Taranto e Lecce – già in molti indicano come “il mostro”. Ci si riferisce al mega-impianto di compostaggio che, qualora andasse in porto il progetto dell’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Margheriti, farebbe del piccolo centro ercolano un grande punto di riferimento per la spazzatura di quasi tutto il Meridione d’Italia.
Il Consiglio comunale, del resto, coi soli voti della maggioranza, lo scorso 26 aprile si è espresso per il “Sì”, cosa confermata durante gli incontri istituzionali – alla presenza di esperti della materia, principalmente il professor Erasmo Venosi (già vice presidente Commissione nazionale Via), tenutisi in piazza Umberto I tra ieri e ieri l’altro. Il primo dei quali interrotto dai carabinieri, che dopo le 23,15 hanno deciso che, per questioni di ordine pubblico, sarebbe stato meglio fermarsi lì. Sino a quel momento, Margheriti e il consigliere Polito (suo nemico storico e giurato) non se le erano di certo mandate a dire, tra le proteste degli spettatori, etichettati come “ignoranti” e “sciacalli”.
Questa sera, 25 giugno, la palla passerà proprio al primo cittadino e ai suoi, convinti che lo sviluppo di questa realtà, a vocazione prettamente rurale, passi da una gigantesca discarica.
Una discarica di cui, a dire il vero, si è parlato abbastanza poco fino a quando lo spettro dell’inquinamento non si è affacciato nel paese devoto alle sante Irene e Lucia. La politica sul caso è spaccata tra favorevoli e contrari, ma è sufficiente chiedere in giro per capire come la popolazione non lo sia più di tanto: i contrari sembrano in netta maggioranza.
I dubbi che li assalgono, al di là dei tecnicismi su cui pure si discute, sono di ordine pratico: come saranno trasformate viabilità e aria da respirare quando i grossi compattatori, carichi di frazione organica, percorreranno la principale arteria cittadina, e cioè via Principe di Napoli? Quale e quanto sarà il fetore che l’enorme pattumiera – destinata a pochi chilometri dall’abitato – emanerà una volta in funzione? Cosa sarà realmente stoccato al suo interno? Quale sarà l’incidenza epidemiologica dell’impianto? Che ne sarà del turismo religioso legato al culto della Santa di Siracusa? E quali saranno le ricadute in termini d’immagine per uno dei paesi più poveri dell’intera provincia? Domande preoccupate, ma più che legittime, alle quali finora pare che nessuno abbia saputo fornire risposte certe: né l’amministrazione, né i tecnici né, tantomeno, la società che dovrebbe far realizzare e gestire l’opera.
Si tratta, a ben guardare, di problematiche che, lungi dall’interessare e probabilmente penalizzare soltanto Erchie, riguarderebbero buona parte del circondario, se non un territorio molto, molto più esteso. Dopo la battaglia trionfale per il “NO” allo scarico a mare nella acque cristalline della marina di Manduria, che da qui dista appena una ventina di chilometri, ora l’impressione è che toccherà all’impianto di compostaggio: 80mila tonnellate annue di rifiuti, provenienti da un raggio di 400 chilometri, non sono sono mica uno scherzo.
«Non s’ha da fare – ripetono come un mantra dal Comitato del NO – e noi lo bloccheremo quel mostro».