Sono poco più di una decina in tutt’Italia i casi del genere, mentre in Emilia Romagna si è trattato del primo: un team di giovani avvocati ha proposto e si è visto applicare la cosiddetta legge “salva suicidi” (numero 3 del 2012) riuscendo a ridare un po’ di fiato e di serenità a una famiglia che si era, suo malgrado e senza colpe, sovra-indebitata e rischiava di perdere davvero tutti i suoi pochi averi. Tra i professionisti, anche la dottoressa Valeria Di Cosmo, originaria di Francavilla Fontana, e Giuseppe Dellisanti, originario di Taranto, che esercitano a Parma, oltre al collega Nicola Palumbo.
Il 4 maggio scorso, il giudice del Tribunale fallimentare di Reggio Emilia ha accolto il piano di rientro del debito da loro proposta per i due coniugi di San Polo d’Enza.
Il loro calvario cominciò quando la moglie – Silvana D’Arigò – perse il lavoro e divenne un problema onorare ogni mese quel mutuo per comprare casa contratto insieme con suo marito, Angelo Tornieri, operaio metalmeccanico. Negli ultimi tempi era diventato pressoché impossibile onorare tutti gli impegni: con un solo reddito di circa 1.700 euro, ogni mese non solo i 700 euro del mutuo, ma le rate di 600 euro per gli altri finanziamenti. Coi creditori, perltro, pronti e determinati a recuperare in tempi rapidi quanto più possibile.
Così, quando Banca Credem (quella del mutuo) invia un atto di precetto per un ritardo di dieci mesi, la coppia decide di rivolgersi allo studio legale Ta.Na.Ra. di Parma (di cui fanno parte anche gli avvocati Francesco Savastano e Raffaella Santoro). I legali si mettono subito a studiare il caso e, dopo un po’, giungono alla conclusione che, oltre a proporre opposizione al precetto, si sarebbe potuta tentare la strada della “salva suicidi”.
A fronte di un debito di circa 210mila euro, la famiglia ha come patrimonio un immobile che ne vale 70mila e un’automobile. Il giudice nomina, così come previsto dalla normativa, un organismo di composizione della crisi, rappresentato dall’avvocato Giorgia Gallo del foro di Reggio Emilia. Il passo successivo è quello di provare a chiudere la questione con un accordo bonario tra le parti, ma il creditore principale Credem non ci sta, anche per non creare un “pericoloso precedente”. A quel punto è lo stesso magistrato, Virgilio Notari, dunque, a prendere l’iniziativa e a decretare la liquidazione del patrimonio: casa, auto e un quinto dello stipendio per i prossimi quattro anni. Successivamente, sarà presentata istanza di esdebitazione. Dei 210mila euro, alla fine, ne saranno restituiti circa 100mila.
Non è semplice, per ovvie ragioni, che la “salva suicidi” sia effettivamente applicata: devono sussistere specifici requisiti e condizioni (per esempio: i Tornieri-Arigò non hanno sperperato denaro né contratto altri debiti inutili o per coprire i debiti) e serve assistenza qualificata, come quella prestata, appunto, da Valeria Di Cosmo, Giuseppe Dellisanti e Nicola Palumbo. Grazie alle loro prestazioni professionali e alla tenacia dell’organismo di composizione della crisi, è stata scongiurata sul nascere anche solo l’ipotesi di un qualche gesto estremo.