Nel nuovo Statuto comunale, approdato settimana scorsa in Consiglio, sono previsti – tra le altre cose – anche i cosiddetti istituti di partecipazione popolare e, in particolare, il referendum comunale: i cittadini potranno essere invitati a pronunciarsi su importanti questioni che riguarderanno il territorio in cui vivono. La validità della votazione è però vincolata al cosiddetto quorum, che è stato fissato al 30 per cento. Se non si raggiungerà questa soglia di affluenza, dunque, ogni proposta sarà bocciata, come avvenuto solo ieri con il referendum abrogativo sulle trivelle. Sergio Tatarano e altri, compresi alcuni politici, si battono perché il quorum sia eliminato dalle disposizioni statutaria, di modo che possano giovarne l’interesse da parte dei francavillesi e, soprattutto, un loro coinvolgimento più massiccio.
«Quello che dovremmo aver capito dopo il referendum – sostiene Tatarano – è che questo strumento funziona se ci sono regole precise e se le si rispettano, non se si impedisce alla gente di essere informata e poi la si invita pure a restare a casa.
Ed è semplicistico, oggi, accusare gli italiani di essere “servi” perché non si è superato il 50% di aventi diritto al voto, e se l’accusa viene da chi ha ruoli istituzionali la cosa è pure grave.
Il motivo è semplice: bisogna eliminare il quorum.
Mi rivolgo ai francavillesi, a cui chiedo di attivarsi ORA e non, come usa dirsi, “a babbo morto”, quando cioè le regole saranno già state scritte. Il Consiglio comunale sta introducendo nello Statuto il referendum comunale, che potrebbe essere una grande occasione, nel quale però è previsto il quorum (sia pure ridotto al 30%); ebbene, quasi tutti i consiglieri e i segretari di partito, anche quelli che oggi sbraitano contro l’italiano “ignorante e caprone”, sono a favore del quorum: essere a favore del quorum significa non solo far decidere chi rimane a casa, ma anche consentire ai partiti ed a qualche leader del momento di condizionare la competizione referendaria. Il resto è faziosità».