Sull’articolo pubblicato sabato scorso riguardo l’anziano morto nel reparto di Nefrologia del Camberlingo, in piena solitudine, il cui funerale è stato pagato da agenzia di pompe funebri Nitof di Carovigno e dal parroco della chiesa di San Lorenzo a Francavilla Fontana, torna il sindaco Maurizio Bruno. A quell’articolo erano seguite polemiche legate al fatto che il Comune ha preteso comunque il pagamento dei 300 euro a titolo di tassa per la sepoltura. Oggi Bruno spiega come il povero defunto (che abitava in via San Vito, a poche centinaia di metri dal municipio) sia stato seguito fino alla fine dai Servizi sociali della Città degli Imperiali e, dunque, niente affatto abbandonato:
«So che è un argomento estremamente delicato – ha scritto il sindaco sul suo profilo fb – quindi voglio trattarlo col massimo tatto possibile. Mi riferisco al caso creatosi attorno ai funerali di un nostro concittadino pagati da parroco e agenzia funebre perché indigente. Si è detto molto, troppo attorno a questa tragedia. Se ci ritorno, e ho il dovere di farlo, è per rendere giustizia al lavoro dei nostri servizi sociali. Si è parlato “stato di abbandono”. Non è vero. Il Comune, almeno il Comune, è stato vicino a questa persona fino alla fine. I nostri servizi sociali lo hanno seguito quotidianamente, senza mai lasciarlo solo. Aveva una moglie e due figli adulti. Percepiva mensilmente una pensione (di poco inferiore alla minima), ma di certo non dignitosa, e molte bollette le ha pagate il Comune. Se l’Enel gli ha tagliato la luce, noi ci siamo occupati del riallaccio. I nostri assistenti sociali in estate si occupavano di portargli pasti caldi a casa, anche con l’ex assessore Trisolino. Ci siamo occupati dell’assistenza domiciliare pulendogli casa e occupandoci del resto. Ci siamo occupati dei ricoveri in ospedale quando è stato male e dell’accoglienza nelle case di riposo: prima a Latiano, poi a Oria. Qui abbiamo ci siamo accollati anche la quota spettante al privato. E gli abbiamo aperto un libretto di risparmio personale dove destinare i soldi della pensione che mensilmente percepiva. Di tutto ciò ho chiesto documentazione e tutto ciò ho voluto chiarire per rendere giustizia a un lavoro, quello dei nostri assistenti sociali, silenzioso ma incessante. E affinché non resti affibbiata a noi quella parola che troppo ho letto in giro: “Abbandonato”. Noi non lo abbiamo abbandonato nemmeno per un istante. E saremo sempre vicini, nelle nostre possibilità, in ogni modo, ai più deboli e bisognosi».