Politica non è sinonimo di amicizia. La politica è un’altra cosa dai rapporti personali. La si può pensare politicamente in maniera diversa, ma non per questo si deve poi diventare nemici. A volte succede, ma più spesso i due aspetti viaggiano percorrendo binari paralleli. Da un lato, gli aspetti umani, che restano o dovrebbero restare tali a prescindere; dall’altro, appunto, le questioni politiche.
Si spiegherebbe così il piccolo, grande scisma che si è consumato nei giorni scorsi in Ncd-Ap tra il leader Massimo (nel senso di Ferrarese) e coloro i quali erano un po’ considerati – forse da lui per primo – dei semplici gregari, quelle “retrovie” che però sono le stesse che poi si candidano, selezionano i candidati e curano i rapporti con l’elettorato standoci quotidianamente a contatto.
Quella base – rappresentata dai vari Argese, Bianco, De Michele, Rizzo, ecc. – ha ottenuto direttamente dal ministro Angelino Alfano, grazie alla mediazione romana di Roberto Leo, il simbolo per le prossime elezioni amministrative di Brindisi. Un simbolo, quello di Area popolare, che Ferrarese non potrà dunque usare. E non a caso ha rispolverato il suo Noi centro, che nel 2009 lo condusse diritto alla conquista della Provincia col suo Laboratorio. Il presidente del Cda Invimit, pur di non sostenere Nando Marino, ha stretto accordi con Raffaele Fitto e si è agganciato al treno della cosiddetta coalizione dei moderati. Al suo seguito i fedelissimissimi Rollo e Muccio. Stop. Angela Carluccio la loro candidata sindaco, uscita vincitrice dalle primarie della coalizione dei moderati (Noi Centro, CoR, Impegno sociale, Brindisi Democratica e Repubblicani) celebratesi ieri a Brindisi.
Gli altri, circa il 90 per cento dei quadri dirigenziali, sostengono con convinzione Nando Marino, insieme a Pd e Udc, nel solco di quel Laboratorio da cui, almeno in questo caso e probabilmente per questioni più personali che politiche, Ferrarese ha di fatto deciso di tenersi a debita distanza. Marino proprio non lo digerisce, dai tempi del basket. E pazienza che lo stesso Marino si fosse a suo tempo dichiarato disponibile a un chiarimento e a un eventuale patto tra gentiluomini. Ferrarese l’ha proprio depennato e aveva già posto su di lui il suo veto.
Quando però l’ha comunicato ai “gregari”, si è ben presto reso conto che stavolta non sarebbe stato facile convincerli a seguirlo. Ci è rimasto un po’ male e dicono l’abbia presa un po’ sul personale.
A furia di doversela sbrigare da soli sul territorio, però, quei “gregari” si sono resi autonomi e indipendenti. Hanno ideato e seguito una linea politica – ovviamente discutibile al pari di ogni politica che si rispetti – e tenuto alto il vessillo di un partito che a queste latitudini, grazie proprio ai portatori d’acqua e dati alla mano, gode migliore salute che altrove.
Se, insomma, si tratti di una parentesi tutta e solo brindisina o se sia invece l’origine di una frattura permanente – solo politica, perché, assicurano i detentori dell’ambito simbolo, i rapporti interpersonali non si discutono – potranno essere solo le urne e il tempo a stabilirlo.
Eliseo Zanzarelli