Torre Santa Susanna, in scena a Pasqua la Passione degli Ultimi con la compagnia “Il cantiere”

passionedi Roberto Lucchi

“Il cantiere”, compagnia teatrale storica torrese, dopo una intensa attività di promozione culturale per tutti gli anni ’90, si disperse nella memoria storica di molti torresi. Nella sera della Domenica delle Palme, dopo circa dieci anni di lontananza dal palco, ha riportato il suo nome sui cartelloni di paese e tra i commenti della gente in piazza. In piazza soprattutto, perché la naturale vocazione della compagnia è sempre stata quella del folk, inteso come popolare e quindi necessariamente popolano. L’antropologo Lombardi – Satriani raccontava del teatro popolare nel Meridione, della sua tendenza alla ripetibilità e alla ripetività che rassicura il contadino di fronte all’imprevedibilità della Natura, dalla quale dipendeva l’abbondanza o la miseria dei raccolti. In special modo la rappresentazione della Passione, toccando il tema della morte e quello dell’esorcizzazione del male tramite la Resurrezione, contribuisce al rafforzamento dei legami sociali contro le insidie esterne.

La messa in scena della Passione, domenica scorsa, ha quindi rimesso in moto un rito magico ancestrale che contribuisce a rendere i Torresi ancor più uniti ed emozionati davanti alle maschere di dolore, rabbia, paura e vergogna che volta per volta gli attori mettevano in scena.

Ma dietro alle maschere ci sono delle persone, la maggior parte delle quali assolutamente digiuna di esperienze teatrali, ma devota al lavoro duro ed aspro di queste terre. Contadini, muratori, operai: la spina dorsale di questi luoghi. Duri e allo stesso tempo fatalistici, capaci di donare il sudore della fronte anche su un territorio sconosciuto com’era l’altra sera quello del Teatro Comunale. Non mancavano tra le comparse anche dolcissime persone con problemi psichici, i border–line che ogni paese, da queste parti, adotta e ne fa suoi figli. Venivano da una Comunità vicina, e per una sera sono stati ascoltati, hanno emozionato, sono stati applauditi. Per una sera.

 “È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire.”

Queste parole di Isaia, riportate anche nel copione del regista Pompeo Morleo,  danno il senso ultimo della Sacra Rappresentazione avvenuta domenica.  Una magia di paese, una magia che persone semplici hanno donato gratuitamente alla propria terra, senza dimenticare mai l’impegno della beneficenza – le offerte libere saranno devolute alle associazioni locali di ANT , ADMO e AVIS – né quello della memoria – la replica della sera di Pasqua sarà in memoria di un figlio di questo nostro paese “disprezzato e reietto…che ben conosce il patire…”

La notte di Pasqua verrà ripetuto questo rituale, sempre al Teatro Comunale, sempre alle 20.30. Siateci, perchè è la Passione degli Ultimi, perchè è la Passione del Cristo.

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