Dall’ergastolo all’assoluzione: Ciro Bruno non commise quei due omicidi

GIUSTIZIA GENERICO TRIBUNALE SENTENZA

Ciro Bruno in una foto dell'epoca
Ciro Bruno in una foto dell’epoca

Condanna all’ergastolo in primo grado, assoluzione con formula piena in appello. Ciro, 56 anni, il maggiore dei fratelli Bruno esce pulito dal processo scaturito dagli omicidi di Valerio Colazzo (3 settembre 1989, con anche il ferimento della fidanzata Cristina Ferma) Giuseppe “Pippi” Quarta (11 ottobre 1989): secondo i giudici togati e popolari della Corte d’Assise d’Appello non ne fu l’esecutore materiale. A scagionare Bruno, difeso dagli avvocati Cosimo Lodeserto e Vito Epifani, probabilmente – in attesa delle motivazioni – anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nicola Grasso, nonostante il procuratore generale avesse chiesto la conferma della condanna. L’inchiesta, sfociata il 9 settembre 2009 nell’operazione di polizia giudiziaria della Dda intitolata “Maciste”, condusse all’arresto di 38 persone, accusate di aver fatto parte tra gli anni ’80 e i primi 2000 dell’associazione per delinquere di stampo mafioso denominata Sacra corona unita: 28 gli assassinii commissionati, 18 quelli andati a buon fine. Ciro, che era collegato in videoconferenza, si trova tuttora rinchiuso in regime ordinario (dopo essere stato sottoposto al 41bis dal 1992 al 2005 e per 12 mesi dopo l’arresto di suo fratello Andrea durante l’operazione “Canali” del 31 marzo 2008) nel carcere di Sulmona.

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