11mila euro a testa e non se ne parli più: sono stati condannati per decreto penale, firmato dai gip Antonia Martalò e Simona Panzera, i 103 aspiranti avvocati delle province di Brindisi, Lecce e Taranto che copiarono durante le tre prove scritte dell’esame di Stato tenutosi nel dicembre 2012 in una sala dell’Ecotekne presso l’università del Salento. La richiesta avanzata, lo scorso agosto, dal procuratore Cataldo Motta è stata dunque accolta: anziché tre mesi di reclusione, per l’appunto una multa. Nei confronti di due degli imputati il provvedimento è stato però respinto. Tutti gli altri potranno ora proporre opposizione.
L’indagine, condotta dalla Polizia postale di Lecce, partì dalla Corte d’Appello di Catania, che segnalò questi 103 casi “sospetti”. Dai moduli di iscrizione all’esame degli aspiranti avvocati, la polizia ha acquisito mail e numeri di cellulari e, dopo essere “entrata” direttamente negli smartphone dei candidati, ha trovato decine di comunicazioni avvenute proprio durante lo svolgimento della prova. Tra questi, collegamenti con studi legali o con siti di diritto, telefonate e persino immagini dell’elaborato scambiate via whatsapp.
Dei 103 coinvolti nell’inchiesta, oggi 20 sono già diventati avvocati iscritti agli ordini di Lecce, Brindisi e Taranto. Altri 40 sono praticanti e 40 sono invece abilitati all’estero. Nessuno di loro dovrebbe avere comunque conseguenze sulla carriera professionale.