Nei giorni scorsi si è appreso che, il 3 novembre, la giunta regionale ha deliberato la soppressione dell’Ente Fiera Mostra dell’Ascensione di Francavilla Fontana e ha dunque svincolato anche il commissario Donato De Carolis, che ne guidava o, meglio, subiva le sorti dal 25 marzo 2008. Quale fosse allora e quale sia stato fino all’ultimo lo stato di salute della storica campionaria francavillese, un tempo terzo polo fieristico pugliese, è noto a tutti.
Gestione dopo gestione, una manifestazione antica di almeno tre secoli ha perso interamente il suo appeal, e prim’ancora la sua funzione, finendo per accumulare debiti su debiti. Numerosi creditori hanno intentato azioni legali e ottenuto dal giudice i pignoramenti finanche dei futuri contributi da parte della Regione.
Dando una scorsa alla relazione esposta ai colleghi dall’assessore allo Sviluppo economico, Loredana Capone, si è appreso di un disavanzo pari a 123mila euro, dopo che la stessa Regione ne aveva anticipato 80mila per saldare alcuni dei conti in sospeso con troppi fornitori. Inoltre, l’Ente Fiera non si era negli ultimi anni adeguato alla nuova disciplina dei poli fieristici: nessun programma operativo, nessuna prospettiva di sviluppo, non un calendario d’iniziative.
Niente di niente. O, almeno, solo un generico piano industriale redatto nel 2011, ma ritenuto generico e insufficiente a concedere ulteriore ossigeno. Ora spetterà al governatore Michele Emiliano nominare un commissario liquidatore prima del definitivo de profundis. Ci sarà anche da capire quale sorte spetterà all’amplissima area in fondo alla stazione ferroviaria che finora è stata il quartier generale dell’Ente Fiera e location della Fierascensione.
Il sindaco Maurizio Bruno, criticato aspramente dall’opposizione per aver tenuto nascosto l’argomento, ha assicurato di star già pensando a una nuova destinazione d’uso (si pensa, per esempio, alla nuova sede dell’Itis Fermi) dopo aver scaricato le responsabilità dell’accaduto sulle amministrazioni comunali che l’hanno preceduto.
Ad attaccarlo per primo aveva pensato il consigliere comunale, in quota Progetto per l’Italia, Euprepio Curto, il quale – definito l’attuale contesto politico come «francamente desolante, fatto di superficialità, disinteresse, pressappochismo e incompetenza» – ha puntato il dito contro Bruno nella sua duplice qualità di primo cittadino di Francavilla e di presidente della Provincia di Brindisi (due principali tra gli enti fondatori), reo di aver taciuto su ciò che stava accadendo e di non aver riferito né al Consiglio né alla città, mancando di dire se fosse favorevole o contrario e soprattutto perché.
«Un silenzio, una omertà sospetta, su un tema che da oggi coinvolge e sconvolge tutti gli assetti urbanistici della città. Con il rischio che quell’area, sottratta a funzioni istituzionali, diventi facile preda di qualche speculatore dalla coloritura politica trasversale, e per di più non francavillese, più interessato al profitto che ad altro», aveva concluso Curto.
Questi, in un successivo intervento – seguìto alla replica di Bruno – ha rincarato la dose: «Sono troppi i punti grigi che sarà necessario approfondire per valutare fino in fondo i livelli di responsabilità che hanno condotto alla cancellazione della terza Fiera Pugliese per importanza dopo la Fiera del Levante e quella foggiana. I primi sono direttamente dipendenti dagli atti non adottati dalle figure sulle quali gravava l’obbligo giuridico dell’adempimento. Uno per tutti, l’atto (e gli atti ) relativo all’adeguamento dell’assetto giuridico e dello statuto in conformità a quanto previsto dall’art. 11 della legge regionale 2/2009.
Ma anche le censure poste dalla Regione Puglia in riferimento a “Tutte le note regionali rimaste senza riscontro”, costituiscono motivo di gravissime inadempienze di cui chi di dovere non potrà non rendere conto.
Vi è poi l’aspetto, assolutamente non trascurabile, di natura economico-finanziaria, rispetto al quale la delibera della giunta regionale fornisce dati inquietanti: per l’anno 2014 il disavanzo registrato ammonta alla non modica cifra di euro 123.002,59. Come mai vista l’inattività? Bene, sul tema proporrò ai partner della opposizione la richiesta di convocazione di un Consiglio comunale monotematico al fine di fare luce sui molti aspetti della questione che appaiono palesemente controversi, previa convocazione della Commissione consiliare competente a cui spetterà il compito di spulciare i bilanci degli ultimi anni.
Resta, poi, l’ultimo aspetto. Che quell’area sia appetibile per molti speculatori edilizi, è cosa nota. Che fino ad oggi le avances siano state tutte respinte dalle Amministrazioni che hanno preceduto l’attuale è pure di tutta evidenza. Che vi sia il bisogno di impedire domani ciò che si è evitato ieri appare moralmente opportuno e politicamente necessario. Onde, bisognerà chiarire sin da ora che su quell’area qualsiasi tipo d’intervento da effettuarsi dovrà avere finalità pubbliche.
Resta però sullo sfondo l’atteggiamento non qualificabile di questa Amministrazione che, ove all’oscuro della decisione della Giunta regionale, ha fatto una figura barbina. Se al corrente, dovrebbe chiarire i motivi per i quali tale decisione non sia stata rese tempestivamente pubblica.
Ma sul tema dovremmo riaprire l’antico capitolo della inidoneità di questa cosiddetta nuova classe dirigente a gestire una città importante come Francavilla che sotto l’amministrazione Bruno oggi perde la Fiera Mostra dopo aver perso ieri la sede del Giudice di Pace. Che cosa ci farà perdere la prossima volta Bruno? La Cupola della Chiesa Madre?».
Sulla questione ha preso la parola anche l’ex assessore al Bilancio, oggi confluito in Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto, Romeo Lippolis: «L’Ente Fiera di Francavilla viveva in uno stato comatoso da anni e finché c’era da salvare qualche stipendio e qualche funzionario, nessuno si è assunto la responsabilità di staccare la spina alla macchina!
Nessuno è stato in grado, me compreso, di ridare vita ad una struttura ormai obsoleta sia strutturalmente che commercialmente, nei tempi e nei modi giusti. Vorrei ricordare che negli ultimi anni i soci non sono stati in grado di intervenire finanziariamente, neanche per rendere la struttura a norma per lo svolgimento di fiere e pubblici spettacoli. Siamo andati avanti con autorizzazioni temporanee e limitate agli eventi che venivano proposti.
La scelta della giunta regionale credo sia stata politicamente giusta. A Bruno posso rimproverare solo una cosa, e cioè il fatto di aver criticato quando rappresentava l’opposizione e di non aver fatto nulla di diverso da chi ha gestito l’Ente Fiera in questi quasi due anni di suo governo, da Presidente della Provincia e da Sindaco. Ora però gli rimane da gestire il compito più difficile se si considera che il terreno e non gli tutti gli immobili, rientrano nel patrimonio dei beni comunali. Mi auguro che il futuro non apra le porte a forme di speculazioni edilizie. Allora sì che avremmo fallito tutti per la seconda volta».