Francavilla, da fb alla Procura un’accesa discussione su ebrei e omosessuali

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I social network, si sa, sono ormai la patria della libertà d’espressione: vi si trova e legge di tutto, per fortuna o purtroppo. Considerazioni a briglia sciolta, spesso strampalate o, se va bene, solo sgrammaticate. Su facebook esistono, per esempio, i cosiddetti gruppi nei quali gli utenti comunicano tra loro e si scambiano pensieri e punti di vista. Spesso anche litigando.

Questo è successo un paio di giorni fa su “Francavilla Fontana Vistadame” dove, partendo da un semplicissimo post – a dire il vero un po’ polemico – su festa patronale e Nomadi, si è finito per parlare di Olocausto e omosessualità. In particolare, un’iscritta a fb ha esposto la sua tesi negazionista o, perlomeno, dubbiosa sull’esistenza dei campi di concentramento nazisti, dunque sull’avvenuta persecuzione degli ebrei. La teoria era suppergiù questa: l’obiettivo di Hitler non sarebbe stato quello di uccidere la gente che non era di razza ariana, ma semplicemente di deportarla fuori dall’Europa.

Rintuzzata sugli ebrei e per nulla appagata, la signora si è poi spinta ad asserire che gli omosessuali sono persone malate, quindi bisognose di cure. A quest’ultimo proposito, un commento aveva più o meno questo tenore: «Fate stare con me un omosessuale almeno una settimana e vi faccio vedere come diventa etero».

Comprensibile pioggia d’insulti all’autrice dei commenti, prese nette di distanza e – pare – persino una denuncia alla Procura della Repubblica. Stamane, il post incriminato è scomparso, non è ancora dato sapere se perché rimosso dal social, dagli amministratori del gruppo, dalla stessa autrice o dietro indicazione dell’Autorità giudiziaria.

Sta di fatto che anche su quest’ultimo episodio si è scatenato il dibattito tra chi sostiene che, per quanto turpi, è comunque opportuno non segnalare/denunciare le opinioni altrui e chi, d’altro canto, sostiene che a tutto vi è un limite e che qualora ci si trovi dinanzi a possibili reati, la libertà di espressione non può certamente essere una giustificazione per tacerne.

 

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