Dopo il dispositivo dello scorso 10 luglio, il giudice del Tribunale di Brindisi Geneantonio Chiarelli ha depositato nei giorni scorsi le motivazioni che l’hanno condotto ad assolvere dai reati di oltraggi a pubblico ufficiale e minaccia l’ex consigliere comunale, in quota Impegno Sociale, Antonio Farina, il quale era stato denunciato dal comandante della polizia municipale del Comune di Oria Emilio Dell’Aquila, prematuramente scomparso lo scorso 19 luglio. Un’assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste. Farina è stato difeso a processo dall’avvocato Pasquale Fistetti, mentre Dell’Aquila dall’avvocato Carlo Caniglia.
Scrive, tra le altre cose, il magistrato: «La valutazione delle prove raccolte nel corso dell’articolata istruttoria dibattimentale non consente di ritenere provati i fatti contestati e soprattutto la loro rilevanza penale (va detto, fra l’altro, che vi era stata una richiesta di archiviazione da parte del P.M.), essendosi di fatto trattato di un banale quanto acceso diverbio fra due persone investite di pubbliche funzioni nel comune di Oria, da un lato il comandante della Polizia Municipale dall’altro l’imputato, nella sua veste di consigliere comunale».
A confermare ciò, stando a quanto scritto dal giudice, i testi indicati dall’una e dall’altra parte, testimoni oculari di quanto accaduto nel piazzale del municipio quel 4 settembre 2012 poco prima che cominciasse il Consiglio comunale, quando a un certo punto giunse il comandante in sella al suo scooterone e invitò il consigliere a spostarsi dal posto in cui si trovava perché lì avrebbe dovuto parcheggiare. Farina rispose che c’era tanto altro spazio a disposizione e che in ogni caso non era possibile parcheggiare nel piazzale del Comune. Ne scaturì un acceso diverbio, poi sfociato in denunce e controdenunce. Ad agevolare la decisione giudiziaria, oltre alle testimonianze concordi di due ex consiglieri comunali che avevano assistito alla scena, sarebbero stati i filmati prodotti dal denunziante, che sconfesserebbero lo stesso.
«Queste deposizioni (dei testi, ndr) proprio in quanto provengono da due testimoni che sono stati indicati entrambi da entrambe le parti private del processo impongono una pronuncia assolutoria in quanto consentono di ritenere che, per piccoli giochi di potere di paese, aventi ad oggetto quel ben pubblico prezioso rappresentato dal posto dove parcheggiare il proprio mezzo, probabilmente in area non riservata a parcheggio, fra il Farina ed il Dell’Aquila vi sia stato soltanto un banale litigio, certamente acceso, ma nel corso del quale non sono state pronunciate le parole offensive e minacciose indicate in contestazione visto che nessuno dei due testi, che pure erano subito intervenuti in quanto presenti sul posto, le ha sentite pronunciare. Alquanto evanescente, poi, appare l’atto d’ufficio nel corso del quale la condotta sarebbe stata tenuta, in quanto è risultato provato, anche per quanto appresso si dirà, che il Farina non era affatto seduto sul davanzale della finestra del locale pubblico in questione, con i piedi che sporcavano il muro, ma era soltanto appoggiato con la spalla e con i piedi ben piantati per terra; in tal senso, in modo assolutamente non equivoco, depone la visione dei fotogrammi che sono stati prodotti dal P.M., tratti dalle immagini video eseguite dalla telecamera di sicurezza posta nei pressi, nei quali si vede bene il Farina in piedi, poggiato e non seduto sul davanzale, e con i piedi per terra e non a sporcare il muro»
«Tale dato di fatto oggettivo – prosegue la motivazione – rende poco credibile, allora, la deposizione del Dell’Aquila nella parte in cui assume che era intervenuto a redarguire il Farina proprio perché stava imbrattando il muro degli uffici pubblici, e rende più plausibile la versione dei fatti fornita dal teste e ribadita dall’imputato, secondo la quale il Dell’Aquila era giunto con la sua moto proprio a pochi centimetri dal Farina (anche questo trova conferma nella visione dei ridetti fotogrammi) ed aveva a questi intimato di spostarsi semplicemente perché doveva parcheggiare, come suo solito, la sua moto. Era stata la indifferenza, a questo gesto eccessivamente autoritario del Dell’Aquila, da parte del Farina, che non si era affatto spostato, dunque, a provocare la discussione, che, proprio per la sua origine, ha avuto una connotazione prettamente privatistica, nel senso che nessun atto d’ufficio stava in quel momento ponendo in essere il comandante della Polizia Municipale, mossosi davvero al limite dell’atto arbitrario»
E ancora: «Gli importanti elementi emersi dalle ridette deposizioni e dalle oggettiva e serena visione dei ridetti fotogrammi, dunque, smentisce la tesi accusatoria, motivo per il quale, in presenza anche di una versione dell’imputato che ha negato decisamente i fatti contestatigli e che ha evidenziato l’arbitrarietà del comportamento del comandate di Polizia Municipale, e di alcune affermazioni di quest’ultimo, nel corso della sua lunga deposizione, che sono risultate smentite in maniera oggettiva, facendo così venir meno la piena idoneità della stessa nella ricostruzione certa dell’accaduto, non può che essere emessa sentenza assolutoria. In particolare colpisce nella deposizione del Dell’Aquila quanto questi sia rimasto coinvolto nella vicenda e quanto malanimo abbia ancora nei confronti del Farina, specie perché il Farina aveva spesso pubblicamente criticato il suo operato, quale comandante della Polizia Municipale, facendone oggetto anche di ripetuti interventi in consiglio comunale, di segnalazione alla Procura presso la Corte dei Conti ed al Prefetto. Ad un certo punto della sua deposizione il Dell’Aquila, più volte redarguito dal giudice per i suoi eccessi, ha chiesto lui stesso scusa per il suo “…sfogo…”, dovuto al fatto di aver “…atteso tanti anni questo momento…”, così dimostrando quanto interesse avesse nella sua deposizione, quanta poca serenità aveva nel momento della deposizione, quanta poca lucidità poteva aver avuto nel momento in cui la lite era scoppiata, occasione che aspettava da tempo per poter indirettamente sanzionare la costante condotta del Farina, quale consigliere comunale, tesa a metterlo in cattiva luce, a criticarlo e denunciarlo alle autorità amministrative affinché ne valutassero l’operato».