A ognuno il suo. A Bari i treni più veloci d’Italia (vabbé, quelli vecchi, gli Etr500, mica i nuovi Frecciarossa1000 che spettano alle altre regioni); a Brindisi, a Lecce, a Taranto, insomma al Salento tocca invece il tram. Quello che viaggia nei detti popolari, quello a cui ci si “attacca” previo invito quando non si ha miglior appiglio a cui aggrapparsi. E il Salento dovrà fare questo, attaccarsi al tram, perché l’Alta velocità, quella permessa dai treni che schizzano sulle rotaie a 300 chilometri orari, arriverà sì in Puglia dal prossimo 20 settembre, ma si fermerà a Bari. Certo, il Salento è diventato il fenomeno turistico di questo inizio secolo, tutti si sciacquano la bocca con quel quelle sette lettere messe in fila, gorgheggiando con il mare, il sole, il vento, la cucina, la natura, la storia, la gente. Brava gente.
Tutti lo amano, lo acclamano, lo visitano. Tutti parlano e glorificano, la politica parla. Ma quando arriva il momento di fare quel che va fatto, di accorciare le distanze tra il Salento e il resto d’Italia, del mondo, di creare un corridoio comodo e veloce che ti permetta di far colazione in piazza Duomo a Milano e pranzare sul lungomare di Brindisi senza per questo doversi imbarcare su un volo con tutte le rogne del caso, allora il Salento scompare. Dal prossimo 20 settembre la Puglia sarà una Puglia a due velocità. Quella alta, fino a Bari, e quella bassa, da lì in giù. Il Salento dovrà ancora far da se, come ha sempre fatto, contando solo sulle sue forze, sul suo entusiasmo, sulla sua voglia di emergere.
La politica, dicevamo, parla. Si lamenta, grida all’offesa, allo scandalo, allo schiaffo, all’ennesimo insulto a questo territorio. E lo fa senza distinzioni di colori. L’indignazione corre veloce più di un Frecciarossa da destra a sinistra: aspettando che fra due settimane il premier Matteo Renzi venga a Bari a parlare di Sud, Mezzogiorno, infrastrutture, inaugurando le 79esima edizione della Fiera del Levante. Magari promettendo che la prossima volta, ma la prossima, l’Alta velocità arriverà pure in Salento. Frattanto meglio allenarsi a saltare di treno in treno. Perché così vogliono le Ferrovie dello Stato. Uno Stato che, evidentemente, non comprende ancora il Salento.
Emilio Mola