Trivelle anche tra Campomarino e San Pietro in Bevagna, il rischio è concreto

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fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia
fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia

Dapprima il cosiddetto airgun, bombardamento a onde sismiche per sondare la presenza di petrolio, poi eventualmente le trivellazioni per estrarre gli idrocarburi. Il rischio che queste pratiche interessino anche l’area marina antistante Campomarino e San Pietro, oltre che l’Adriatico e il Capo di Leuca, si fa sempre più concreto.

E il fronte No-Triv si amplia di conseguenza: esisterebbe, secondo gli scienziati, un concreto rischio di compromissione dell’ecosistema. Anche i giuristi, nel frattempo, sostengono le ragioni della protesta, giacché le procedure non convincono neppure sotto il profilo giuridico.

Si è attivata proprio in questi giorni anche la politica, con il Movimento 5 Stelle, guidato dalla consigliera regionale pugliese Antonella Laricchia, impegnato in un tour di sensibilizzazione sullo scottante argomento.

Alcune attività esplorative sono già state autorizzate dal Ministero dell’Ambiente, mentre altre sono sostanzialmente in dirittura d’arrivo. Si tratta, per quel che concerne l’appetito tratto di costa antistante San Pietro in Bevagna (Manduria) e Campomarino (Maruggio), di quelle per cui ha presentato istanza la Schlumberger italiana Spa, interessata a sondare 4.030 chilometri quadrati dirimpetto all’intero arco jonico.

Ma l’ipotesi trivellazioni riguarda un po’ tutta la regione. Global Med Llc, per esempio, ha messo gli occhi sul bassissimo Salento (Leuca), oltre che a due porzioni di Jonio confinanti tra loro, ampie ciascuna 749,1 chilometri quadri e distanti dalla costa 26 miglia. Dopo le integrazioni richieste dal Ministero, il nuovo termine per presentare osservazioni scadrà il prossimo 19 ottobre. Entro questa data, associazioni, enti e comuni cittadini potranno far sentire la propria voce e magari opporsi al progetto.

Un progetto che è solo uno dei tanti. Enel Longanesi è già stata autorizzata per una porzione di territorio marittimo tra Puglia, Basilicata e Calabria; Northern Petroleum per una estesa da Monopoli a Leuca; Petroleum Geo Services Asia Pacific ha ottenuto il via libera per un milione 400mila ettari nell’Adriatico, dal Gargano a Santa Maria di Leuca. E poi c’è anche Spectrum Geo Limited: dall’Emilia Romagna alle Marche, dall’Abruzzo al Molise e anche alla Puglia.

Gli enti locali si organizzano come possono e hanno anche impugnato il decreto Sblocca-Italia del governo nella parte in cui si cerca di depredarli della competenza in materia energetica. Ma se cresce l’appetito delle multinazionali, si estende anche il fronte del “no”.

Il biologo marino Ferdinando Boero e la professoressa Gabriella De Giorgi Cezzi (docente di diritto amministrativo presso l’Università del Salento) fanno da spalla scientifica e giuridica. L’obiettivo ora è informare per sensibilizzare, poi opporsi a quello che in molti considerano come un potenziale ennesimo schiaffo a una regione, la Puglia, ma anche alle altre contigue, che sotto l’aspetto ambientale hanno già dato tanto al Paese, subendo peraltro le conseguenze del caso. Talvolta gravi, gravissime. Ora qualcuno ha messo gli occhi sul mare, che mai come quest’anno aveva attirato così tanti turisti.

 

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