C’è chi è disposto a fare di tutto, a correre ogni rischio pur di sfuggire all’arresto. E ciò rientra nella logica. C’è poi chi, incredibilmente, si comporta esattamente al contrario e chiede espressamente di essere arrestato per non dover stare nell’abitazione che condivide con la compagna.
Sembra un barzelletta, invece è accaduto davvero. Protagonista, T.D., un 34enne di Francavilla Fontana che, già ai domiciliari, ha pensato bene di evadere al fine di essere condotto nel carcere di Brindisi, dove non avrebbe dovuto fare i conti con i disagi dell’indigenza – non ha un lavoro, non ha soldi, non ha energia elettrica, non ha gas – e soprattutto, pare, con la convivente di origini rumene, con la quale ha rotto. O, meglio, a suo dire, è lei che ha proprio “rotto”. Cosa, non è difficile da intuire.
L’altro giorno, era il 30 giugno, l’uomo, ormai in preda a una crisi di nervi, ha ignorato il regime di arresti domiciliari, non per fare chissà che, ma per raggiungere la caserma dei carabinieri e per dire, in sostanza, “sono evaso, prendetemi e portatemi in via Appia, a Brindisi”. Detto, fatto: al fresco, finalmente. Solo che poi il giudice, al termine del processo con rito abbreviato – difensore l’avvocato Michele Fino – non ne ha proprio voluto sapere di accontentarlo e l’ha rispedito a casa sua “perché il fatto non sussiste”.
Il 34enne era stato arrestato nel maggio scorso con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e gli erano stati concessi i domiciliari. Domiciliari peggio che una condanna, a quanto pare, per lui: in cerca di occupazione e nell’impossibilità oggettiva di pagare ormai finanche le bollette. E in più quella presenza fastidiosa della compagna…
Ecco perché, a margine dell’assoluzione, avrebbe detto: «Voglio restare in carcere, in casa con quella non ci torno». Lì, nell’angusta cella della casa circondariale nella quale è stato ospite per alcuni giorni, si sarebbe trovato meglio: acqua, luce e due pasti al giorno garantiti.