Se non ci fossero i calendari o, meglio, i cellulari a ricordarci che siamo nel 2015, questa sarebbe una storia d’altri tempi. Di quando, cioè, nessuna particolare delicatezza – non per compassione, ma per equità – era riservata ai portatori di handicap. Le immagini parlano da sé: Paolo (lo chiameremo così) ama il mare e d’estate frequenta San Pietro in Bevagna, marina di Manduria, con la sua sabbia dorata e le acque cristalline.
Solo che, a differenza di quanti non siano altrettanto sfortunati, a lui è concesso solo ammirare da fuori, quasi malinconicamente, tanta bellezza, tanta spensieratezza. Ci manca solo il cartello con su scritto: “Io qui non posso entrare”. Ma è come se quel cartello, in realtà, ci fosse. Perché Paolo oltre quel confine tra l’asfalto e la rena scottante delle torride giornate estive, quando poche cose come un bagno in mare ti rinfrescano e offrono sollievo, non può proprio superarlo. E non perché non lo voglia, ma perché proprio fisicamente gli è impossibile, anzi: impedito. Impedito da altri.
Non c’è la passerella che lo accompagni fino alla riva in via delle Fragole – dove sono state scattate queste foto – e un servizio simile non lo offrono neppure le traverse accanto. Al limite, in altre vie meglio attrezzate esistono camminatoi in legno, con le assi spesso sgangherate e quindi pericolose sia per chi cammina sulle proprie gambe sia per Paolo, costretto su una sedia a rotelle. Percorsi che in ogni caso non aiutano Paolo a raggiungere la spiaggia né il mare, ma gli consentono tutt’al più di superare le dune e invidiare maggiormente quelli che, con un bruttissimo ma efficace vocabolo, vengono definiti “normodotati”.