C’era quando c’erano i Borboni. Ha contato le ultime ore del regno di Ferdinando, quello degli ultimi Imperiali, ha scandito il tempo negli scontri fra realisti e repubblicani, poi durante le persecuzioni dei carbonari, e della lotta per l’autonomia di Villa Castelli. Le sue lancette hanno ruotato mentre l’Italia si univa, hanno vorticato negli anni tragici della prima grande guerra, hanno tichettato nel Ventennio e i suoi ingranaggi non si sono fermati mentre il mondo si inzuppava del sangue di decine di milioni di vite troncate. C’era quando il Fascismo è caduto e la Repubblica era in fasce, e c’è ancora oggi, instancabile, immobile punto di riferimento, a dirci ogni giorno, in ogni momento, che ora è. Da 237 anni.
La Torre dell’Orologio di Francavilla Fontana (guarda il video alla fine dell’articolo) è l’anziano testimone della storia di questa città. Da lì, in quell’angolo di piazza Umberto I, ha visto crescere intere generazioni, bambini diventare adulti, i loro figli diventare anziani, segnando l’incedere del tempo, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo. Da quando fu realizzato quel quadrante ha sempre fatto il suo lavoro, ha contato i giorni e gli anni, i decenni e i secoli. Tutti, francavillesi e forestieri, lo osservano passando per via Roma, sorseggiando un caffé o una birra in piazza. Ma forse non tutti ne conoscono la storia. O l’hanno mai visto al suo interno.
Le origini. La Torre dell’Orologio fu costruita nel 1778 dal sindaco Maurizio Giannuzzi. Al di sotto della cornice del secondo ordine, nel 1878 fu collocata una meridiana, disegnata da padre Luigi de Quarto delle Scuole Pie. Il religioso pubblicò a Lecce, nella seconda metà del secolo XIX, la Tavola di comparazione tra il tempo medio di Roma ed il mezzodì vero di Francavilla Fontana e disegnò la meridiana, per il fronte a sud della torre dell’Orologio, edificata su terreno concesso dai Foresio, con un canone (quasi simbolico) che ancora oggi si paga agli eredi del concedente.
Il canone. La prima quota versata fu di 4 ducati borbonici. La somma fu adeguata di decennio in decennio, così da passare a 76,50 lire nel 1913, 100 lire nel 1918. L’anno successivo Anchille Foresio, allora erede della famiglia che concesse i 17 metri quadri di terreno, morì, e il pagamento dell’indennizzo passò ai successori. Il canone crebbe ancora. Nel 1945 ammontava a 1000 lire, aumentando ancora fino a 1.550 lire nel 1946. Da allora l’adeguamento, sostanzialmente, si bloccò. Negli anni ’90 gli eredi, dopo numerose richieste di indicizzazione rimaste inevase, furono costretti a rivolgersi alla Giustizia. Il Tribunale, dopo un processo durato 8 anni, le cui spese sono state sostenute dall’ultima discendente, Rosanna Foresio Cipriani, residente a Milano, diede ragione a quest’ultima, riconoscendo un adeguamento del canone da poche decine di centesimi a 316,08 euro annui.