Avviso di conclusione indagini, nei giorni scorsi, per l’insegnante di sostegno che, a fine maggio 2013, era stata denunciata per aver insultato e abusato dei mezzi di correzione nei confronti di alcuni suoi studenti, tra i quali anche un portatore di handicap, presso la scuola media “Enrico Fermi” di Oria. La donna è originaria di Francavilla Fontana e potrebbe andare incontro a un difficile processo, assistita dall’avvocato Antonio Andrisano del foro di Brindisi. Ora ha 20 giorni a disposizione per essere ascoltata dal pubblico ministero, Savina Toscani della Procura presso il Tribunale di Brindisi, e per eventualmente far assumere a sommarie informazioni testimoniali persone a suo “discarico”.
Il presunto fattaccio – tutto da dimostrare – si sarebbe verificato durante l’ultima ora di lezione di un giovedì di fine maggio 2013, quando i familiari in attesa davanti alla “Fermi”, in via Erodoto, doverono accogliere in lacrime i propri figli, scossi per quanto accaduto poco prima.
A quanto si apprese e risultò dagli esposti, redatti sulla base delle testimonianze di alcuni tra i malcapitati, l’insegnante – in ogni caso senza un giustificato motivo – avrebbe dapprima strattonato uno studente, poi addirittura fatto il gesto di strangolarne un altro coi lacci della felpa che indossava, infine avrebbe insultato l’intera classe con un generalizzato «stupidi, cretini e scemi».
Ma ci sarebbe stato dell’altro: non paga e forse in preda a una furia difficilmente giustificabile – sempre che i racconti delle presunte vittime siano corrisposti agli accadimenti – la donna avrebbe inveito contro un ragazzo dicendogli che suo padre «è un ladro e un carcerato». Il diretto interessato, che non si riconobbe nella descrizione, andò andato in caserma e presentò querela per diffamazione, chiedendo inoltre che fosse fatta chiarezza sulla condotta complessiva della docente.
«Non è possibile – commentò il padre di uno dei ragazzi che frequentano quella prima classe – dover stare in apprensione per i nostri figli proprio mentre sono a scuola, in teoria un luogo più che sicuro, per giunta a causa di atteggiamenti perlomeno discutibili da parte di qualche insegnante: chiediamo con forza che questa situazione sia rimossa».
La “Fermi”, da quell’anno accorpata alla “Camillo Monaco”, era la stessa scuola in cui nel 2012 – sempre sul finire dell’anno – un’altra professoressa, con ancora fresco il dramma della “Morvillo-Falcone” di Brindisi, aveva creato scompiglio chiamando il 112 e denunciando la presenza, nei locali scolastici, di una bomba. Poco dopo si era scoperto che, fortunatamente, si trattava soltanto di un falso allarme. La prof c’era ancora all’inizio dell’anno scolastico successivo, ma era poi stata trasferita per via delle proteste dei genitori, che poi chiesero e ottennero un trattamento simile per la sua collega presunta “maltrattatrice”.
Dopo due anni esatti d’indagini, ecco che qualche giorno addietro alla docente è stato notificato il cosiddetto avviso di garanzia e per lei si prospetta l’ipotesi di dover affrontare un delicato processo dall’esito quantomai incerto.