Si terrà a partire dalle 10 di sabato 25 aprile tra contrada Frascata, lungo provinciale la Oria-Carosino, e piazza Lorch la Giornata di Resistenza – Salviamo i Nostri Ulivi organizzata dall’associazione “Spazi Popolari” in collaborazione con il presidio spontaneo di Oria per la tutela degli ulivi e del territorio. Perché – sostengono gli organizzatori, di fastiosa c’è solo l’indifferenza.
Si tratterà di una giornata, conclusione prevista per le 20, di sensibilizzazione e informazione dal titolo: “Xylella: cos’è? Come affrontarla? Come reagire. No all’eradicazione!”
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
Dalle ore 10.00 alle 13.00 presso C.da Frascata, strada Oria- Carosino, Oria (Br)
– Laboratorio pratico e gratuito “cura dell’Olivo…cura non tortura”, con Ivano Gioffreda, in collaborazione con l’ass. Pachamama.
Dalle ore 16.00 alle ore 20.00, Piazza Lorch – Oria
“Xylella: COS’E’? COME AFFRONTARLA? COME REAGIRE. NO ALL’ERADICAZIONE!“
Alla manifestazione saranno presenti:
– Giuseppe Vergari (Agronomo)
– Ivano Gioffreda (Spazi Popolari)
– Tina Minerva (Spazi Popolari)
– Luigi Russo (CSV Salento)
– Nicola Grasso (Docente in diritto costituzionale dell’Università del Salento)
– Tina Cicolella Novaria ( Moderatrice)
Intanto, però, dalle analisi sui nuovi campionamenti effettuati nei giorni scorsi dagli agenti della Forestale e dai tecnici dell’Arif per conto della struttura commissariale guidata dal generale Giuseppe Silletti, sembra che una trentina di nuovi alberi siano risultati infetti dopo i 9 già abbattuti nelle scorse settimane.
Anche quegli ulivi sono quindi di fatto stati condannati a morte e sono destinati a essere eradicati, mentre in seguito lo stesso trattamento sarà riservato anche alle piante cosiddette sintomatiche fino alla creazione del famigerato “vuoto biologico” finalizzato a evitare – secondo le istituzioni – la contaminazione.
Un dato di fatto è che gli scarti dell’abbattimento già operato sono rimasti lì nei terreni e che la cicala sputacchina, ritenuta uno dei principali vettori del batterio killer Xylella, può proliferare nell’area del focolaio aggirandosi, peraltro, nei terreni incolti.