Da quando Caparezza cantava la cinica, e dai più malintesa, “Vieni a ballare in Puglia”, sono passati ben 7 anni. Ma da allora, statistiche alla mano, la musica sembra non essere cambiata affatto. Il pezzo del rapper barese denunciava, mescolando rime e pizzica, ed edulcarando il significato vero della canzone celando dietro la parola “ballare” il verbo “morire”, la piaga delle morti sul posto di lavoro nel Tacco d’Italia. La scarsa sicurezza uccideva allora, e la scarsa sicurezza uccide ancora oggi. Secondo l’annuale studio effettuato dall’ “Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering”, nel 2014 i lavoratori morti in incidenti sul posto di lavoro in Puglia, sono stati 80: 12 dei quali, avvenuti “in itinere” (per strada).
Per comprendere l’imponenza di tale cifra, è sufficiente paragonarla al numero di morti bianche avvenute nelle altre regioni d’Italia. Si scopre così che la Puglia è terza in questa drammatica classifica, dopo Lombardia ed Emilia Romagna, prima in tutto il Sud Italia. Stringendo il compasso dell’analisi sul solo Tacco d’Italia, e disgregando il dato complessivo, Bari emerge come la provincia in cui, in soli 12 mesi, si sono registrati più morti sul posto di lavoro: ben 29. Seguono Lecce (15), Foggia (13), Taranto (8), Brindisi e Bat (7).
La fascia di età col maggior numero di vittime è quella compresa fra i 40 e i 50 anni, mentre i mesi più pericolosi sono anche quelli più caldi: maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre. Ma il dato più significativo è la tipologia di professione a maggior rischio di incidente mortale: commercio all’ingrosso e al dettaglio con ben 11 vittime. Seguono costruzioni e attività manifatturiere (9), noleggio auto e agenzie di viaggi (6), trasporti e magazzinaggi (5).