La voce si è sparsa all’improvviso come un virus, creando una piccola epidemia di panico: «Stanno abbattendo di nascosto gli ulivi ad Oria».
L’avviso, poi rivelatosi per fortuna infondato, è partito dal Leccese, in particolare da Veglie, dove ancora oggi gli agenti della Forestale e gli ispettori dell’Arif sono stati impegnati nel campionamento degli alberi sospetti.
Un’ipotesi credibile, quella del taglio a sorpresa, dopo che ieri proprio nel centro salentino le eradicazioni sono state sospese e rinviate a data da destinarsi proprio a causa della strenua protesta degli ambientalisti che, al grido di #difendiamogliulivi, hanno indossato i panni di scudi umani pur di ostacolare l’attuazione dell’ormai famigerato piano Silletti.
Lo spauracchio degli operai al lavoro in gran segreto ci ha messo poco, via etere, a percorrere i chilometri che separano il focolaio infettivo di Oria da Veglie. Sul posto però, tra le contrade Frascata e Fratascone, ci sono da lunedì quasi a ogni ora del giorno e della notte diversi attivisti locali che, anche senza il supporto dei più focosi compagni giunti due giorni addietro da fuori, pattugliano e sorvegliano le particelle contrassegnate dalle fatidiche “X” di colore rosso apposte sulle piante condannate a morte o comunque tenute sotto stretta osservazione dalle autorità.
Nel frattempo, però, la Forestale è stata presente ad Oria per mettere in guardia i proprietari e i conduttori dei terreni agricoli – compresi quelli non ricadenti nel focolaio – circa l’opportunità di praticare le cosiddette buone pratiche agricole (consistenti nell’aratura e in tutta un’altra serie di contromisure per scongiurare la propagazione, attraverso insetti vettori quali la cicala sputacchina, della Xylella fastidiosa) anche per non incorrere nelle salate sanzioni amministrative previste per i contravventori. Si parla di multe fino a 3mila euro per ettaro.