Due giorni all’insegna delle donne, del coraggio e della legalità per l’associazione antiracket-antimafia: il resonconto

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Si riceve e pubblica:

Più di mille studenti e centinaia di uomini e donne il cui cuore è stato toccato dalla forte testimonianza di Marisa Garofalo sorella di Lea e zia di Denise la giovane ragazza oggi sotto protezione per aver testimoniato contro la ndrangheta per rendere giustizia alla Madre tragicamente e brutalmente uccisa.

E’ questo il resoconto della due giorni organizzata dall’Associazione Antiracket-Antimafia nella provincia di Brindisi lo scorso 6 e 7 marzo, un risultato eccellente afferma Paride Margheriti reso possibile grazie alla sensibilità e alla volontà dei dirigenti scolastici liceo Scientifico di Oria “V. Lilla” Giancarla Spagnolo, dell’ITIS Giorgi Maria luisa Sardiello e dell’istituto nautico “Carnaro” oltre che per la disponibilità data dal comune di Villa Castelli e di Brindisi rispettivamente con il sindaco Vito Antonio Caliandro e l’assessore Carmela Lo Martire, l’emozionante chiusura a Brindisi a palazzo Nervegna è stata resa possibile grazie alla collaborazione con la redazione tutta al femminile di “Brindisi Oggi” e del suo direttore Lucia Portolano.

Si è parlato di denuncia, mafie, donne e femminicidio, importanti sul piano giuridico gli interventi del Procuratore Capo Marco Di napoli e di Pasquale Fistetti legale dell’associazione Antiracket-Antimafia che si sono soffermati sulle figure spesso confuse tra collaboratore di giustizia e testimone di giustizia, la testimonianza toccante e piena di sofferenza di Marisa Garofalo è stata sempre anticipata dall’intervento di Paolo De chiara autore dei libri testimoni di giustizia ed il coraggio di dire no quest’ultimo racconta proprio la storia di Lea Garofalo la donna che disse no alla ndrangheta pagando con la vita.

Abbiamo incontrato migliaia tra ragazzi delle scuole, uomini e donne lo facciamo da tempo ormai ma nelle ultime settimane prima con Rita Borsellino e in modo diverso ed esperienze diverse con Marisa Garofalo siamo convinti di aver smosso molte coscienze e riscaldato tanti cuori continua Margheriti, l’azione repressiva deve essere accompagnata da un movimento culturale e di conoscenza altrimenti il lavoro fatto dagli organi competenti rimane fine a se stesso, lo diceva Paolo Borsellino e noi umilmente proviamo a seguire questo insegnamento, in un territorio in cui si fa seriamente fatica ancora a pronunciare pubblicamente il termine “Sacra corona unita”, parlando ai ragazzi dopo il rumoroso silenzio dettato dall’ascoltare le parole di Marisa Garofalo, ho chiesto loro di fare propria la storia di Lea di uscire da scuola e parlarne agli amici ed in famiglia perché la mafia ha prosperato sempre sul silenzio e quel silenzio che dura da troppo deve essere spezzato.

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Abbiamo voluto queste date a ridosso della festa della donna, conclude Margheriti, affinché ci sia un momento di riflessione serio parliamo in effetti di mafia, donne ma anche violenza di genere, unica nota stonata purtroppo è il non aver potuto essere su Erchie per inaugurare l’associazione intitolata proprio a “Lea Garofalo”, un’occasione persa per meri aspetti formali e burocratici assolutamente superabili se ci fosse stata la volontà, in quanto immobile pubblico per quanto la sede che ci veniva assegnata non era un comodato d’uso gratuito, ma prevedeva un canone di locazione, se pur minimo, da versare all’ente comunale, da qui la nostra incredulità nel dover annullare uno tra gli eventi di punta dei due giorni previsto ad Erchie in cui l’associazione è intitolata a Lea Garofalo con la presenza della sorella.

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