Omicidio Stasi, killer reo confesso in aula: “Nessuna premeditazione”. Rifiutato il controesame: deposizione in parte inutilizzabile?

Questa mattina, il 20enne Luigi Borracino – condannato in primo grado dal Tribunale dei Minori di Lecce per l’omicidio di Paolo Stasi – ha risposto in Corte d’Assise alle domande del proprio legale Maurizio Campanino e a quelle del pubblico ministero Giuseppe De Nozza, ma non a quelle del difensore delle parti civili Domenico Attanasi e del difensore della madre di Stasi (Nunzia D’Errico) Francesco Monopoli.

Con loro ha deciso di non voler parlare e dunque ora sarà da capire se le sue precedenti affermazioni siano o meno utilizzabili dai giudici. Il processo è quello che ha per imputati il presunto complice di Borracino, il 23enne Cristian Candita, la stessa D’Errico e altre persone. Si procede non soltanto per l’omicidio (solo nei confronti di Candita) ma anche per reati in materia di droga.



In sostanza, Borracino ha dichiarato di non aver ucciso a posta Stasi proprio sotto casa sua- era il 9 novembre 2022, dopo le 17.30, via Occhibianchi a Francavilla Fontana – e che gli avrebbe voluto invece soltanto dare una lezione per due ragioni: da una parte, il debito contratto da lui e da sua madre per il consumo di stupefacenti; dall’altra, perché Paolo aveva minacciato di denunciare il “business” ai carabinieri.

Borracino ha dunque escluso qualsiasi premeditazione nell’uccisione dell’amico e, per così dire, socio in affari: siccome quello gli aveva quasi chiuso la porta in faccia, gli erano partiti due colpi – uno dei quali mortale – dalla pistola a tamburo che aveva portato con sé per intimidirlo e riportarlo a più miti consigli.

Quel giorno, Borracino fu accompagnato sul luogo del delitto da Candita a bordo di una Fiat Grande Punto e proprio con Candita fuggì dopo l’omicidio. Solo che, a dire di Borracino, Candita non sapeva della pistola e neppure sapeva chi fosse Paolo.

Con il killer reo confesso avrebbero voluto interloquire anche gli avvocati Attanasi (che rappresenta papà Giuseppe, mamma Nunzia e sorella Vanessa) e Monopoli (che difende D’Errico in qualità d’imputata), ma Borracino ha rifiutato il loro contoesame. Quindi i due legali hanno eccepito l’inutilizzabilità delle sue dichiarazioni con riferimento a D’Errico. Su quest’aspetto sarà la Corte (presidente Maurizio Saso, a latere Adriano Zullo) a doversi esprimere.

Borracino, condannato dal Tribunale dei minori a 20 anni di reclusione (16 per l’omicidio, quattro per la droga) in quanto non ancora maggiorenne all’epoca dei fatti, ha proposto appello per il tramite del suo legale. Il processo di secondo grado comincerà il prossimo 26 marzo. L’avvocato Campanino difende anche Candita dagli stessi capi d’imputazione contestati a Borracino.

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