È quanto ha scritto oggi il deputato Giorgio Mulè:
“Dopo il voto unanime della Camera dei deputati oggi anche il Senato ha approvato all’unanimità la legge che istituisce la Giornata degli internati italiani militari e civili nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda Guerra mondiale. Sono commosso e grato a tutti per aver contribuito a questo atto di memoria condivisa che rappresenta un risarcimento ai 650mila soldati italiani che dopo l’armistizio del settembre 1943 rifiutarono di arruolarsi nella Wehrmacht e poi di aderire alla nascente Repubblica sociale italiana. Questo rifiuto gli costò la deportazione in 21 campi di prigionia tedeschi, dove dovettero subire umiliazioni di ogni genere. Oltre 50mila di loro non tornarono. Ho voluto questa legge che ha trovato l’adesione di tutto il Parlamento per dare onore e dignità a queste centinaia di migliaia di connazionali che nel nome dell’adesione a quei principi su cui oggi si fonda la Repubblica opposero il no fermo e deciso ai tedeschi e ai fascisti della Repubblica sociale. Ringrazio per aver sostenuto la proposta gli appassionati dirigenti dell’Anrp (Associazione nazionale reduci della prigionia, dell’internamento e dalla guerra di liberazione) e quelli dell’Anei (Associazione nazionale ex internati) per il sostegno alla legge e per l’opera che quotidianamente svolgono per conservare la memoria degli Imi”.
E, a questo proposito, da qualche mese procede a gonfie vele una ricerca su base locale – condotta dal cavalier Francesco Arpa, ispettore superiore di polizia in quiescenza – per identificare e rendere i giusti onori agli internati militari italiani di Oria e dintorni. Uno studio certosino che sfocerà il prossimo 26 gennaio in un incontro pubblico, patrocinato dal Comune di Oria, durante il quale saranno presentati i risultati della ricerca stessa, che in realtà può essere estesa all’intera nazione.
Non sempre è stato chiaro finora chi e per quale ragione fosse finito nei campi di concentramento tedeschi dopo l’armistizio. Sono emerse, a questo proposito, diverse categorie di prigionieri del regime hitleriano (partigiani compresi) che loro malgrado si ritrovarono a fornire manodopera per l’industria bellica tedesca o comunque per finanziare l’economia finalizzata ai colpi di coda nazifascisti successivi al secondo conflitto mondiale.
Qualcuno, una volta tornato a casa, ha sempre nascosto il fatto di essere stato fatto prigioniero. Qualcun altro – i cosiddetti sbandati – non ritenne di schierarsi e di fatto divenne un senza fissa dimora nel lungo viaggio che l’avrebbe riportato nei luoghi delle sue origini. Gli internati militari italiani o i loro eredi avevano diritto, fino al 31 dicembre 2023, anche a un discreto risarcimento (poco meno di 100 euro) per ogni giorno di prigionia nei campi tedeschi.
Oggigiorno, può essere richiesto in loro vece un diploma d’onore, con tanto di medaglia, quali combattenti per la libertà d’Italia. Non senza ostacoli burocratici, richieste e pratiche vanno avanti. Intanto, per questi eroi dimenticati è giunta una giornata nazionale tra le tante – spesso dubbie, inutili o poco significative – esistenti: il 20 settembre di ciascun anno, sarà cumulativamente riconosciuto il loro sacrificio. Non si fecero affascinare dagli ulteriori strascichi e dalle false promesse di gloria di una guerra ingiusta cui in origine, loro malgrado e nel 99 per cento dei casi, erano stati costretti a prendere parte.