Castello, suggestione riapertura in primavera: museo in allestimento, procedura in corso. Non mancano le perplessità: ecco il quadro attuale

La strategia ormai è chiara: profilo basso e pedalare, ma di tanto in tanto qualcosa trapela. Ogni stagione sembra quella buona affinché in quella successiva si possa ipotizzare finalmente la riapertura del castello di Oria. Se la scorsa estate si era parlato del sogno di riaprirlo questo inverno e più precisamente a ridosso delle festività natalizie e d’inizio anno nuovo, oggi si parla di un’altra suggestione: maniero fruibile al pubblico a partire dalla prossima primavera.

La conferenza dei servizi preliminare procederebbe ed è stato acquisito un parere legale pro veritate, caldeggiato dai responsabili comunali dei Settori tecnico e delle Attività produttive Suap, redatto dal professor Michele Dionigi (parere costato 5mila euro più tasse e oneri professionali).

L’obiettivo neppure troppo segreto, a questo punto, è realizzare nel monumento un museo quale attività principale e poi caffetteria e ristorante per così dire di contorno. Dopo la conferenza dei servizi preliminare, ci sarà quella decisoria ma a quel punto saranno già state acquisiti i nulla osta o le prescrizioni degli enti interessati.

Sembra, peraltro, che il museo sia già in allestimento a cura delle archeologhe di fiducia scelte dalla proprietà (Borgo Immobiliare Srl, facente capo alla famiglia Romanin Caliandro): conterrà numerosi reperti, perlopiù di origine messapica, facenti parte soprattutto della cosiddetta collezione Martini Carissimo.

Ciononostante, non manca chi storce il naso nel metodo e nel merito. Nei giorni scorsi, l’ex dipendente comunale e appassionato di storia locale Cosimo Schirinzi ha protocollato una Pec – destinata a sindaco Cosimo Ferretti e prefetto Luigi Carnevale – in cui paventa una “presunta illegittimità per violazione di legge con possibile danno erariale”.

In particolare, Schirinzi ricorda una delibera dell’1 febbraio 2013 (sindaco era Cosimo Pomarico) con cui la Giunta deliberò di far valere in giudizio il rispetto di quanto previsto nell’atto di permuta del castello (tra Comune e ed ex proprietario Giuseppe Martini Carissimo).

Quell’atto del 1933 prevedeva per il nuovo proprietario un impegno a “far visitare le torri nei giorni e nelle ore che egli stesso vorrà designare a quei cittadini e forestieri che si recheranno a scopo culturale e storico”. Secondo Schirinzi, l’incarico legale conferito al professionista esterno – per comprendere se nel castello si possa svolgere anche attività commerciale (ristorazione) sarebbe in contrasto con la delibera del 2013 mai eseguita né revocata.

Su questo punto, il sindaco Ferretti ha già riferito che eseguire quella delibera avrebbe esposto il Comune a soccombenza perché “non è stata ravvisata l’esistenza di una clausola nell’atto di vendita del castello che nel corso dei decenni potesse costituire un vincolo permanente all’utilizzo di un bene ormai nella piena disponibilità di un privato proprietario”.


Schirinzi sostiene che esista un atto diverso da quello (datato 4 dicembre 1933) cui fa riferimento il sindaco e nel quale sarebbero indicati “vincoli” od “obblighi” da verificare e accertare. Il mistero potrebbe infittirsi e la domanda, in soldoni, è la seguente: esiste, per caso, un altro atto dal quale si evince che il castello avrebbe dovuto essere reso fruibile sempre e comunque, a prescindere dalla sua musealizzazione?

Se così fosse, sempre secondo Schirinzi, ogni decisione più recente e ogni atto a essa consequenziale – come anche quello per l’incarico legale – potrebbero essere illegittimi. Su questo aspetto dovrà nuovamente esprimersi Ferretti, dopo aver interpellato gli uffici comunali.

E, a proposito di dubbi da fugare, ne è emerso un altro: Franco Arpa, blogger e ispettore superiore di polizia in pensione, ha ricordato come nel 2010 un ex assessore nella prima Giunta Ferretti avesse fatto riferimento in un comunicato a un diniego, da parte dell’allora Direzione regionale per i Beni culturali, per la realizzazione di un parcheggio con scala mobile/ascensore nel giardino del castello di via Giacinto d’Oria. Diniego che a suo tempo aveva prodotto – pare – una variante di progetto. Nel progetto presentato lo scorso aprile, è ricompreso un parcheggio da 900 metri quadri.

Da comprendere se quel progetto oggi si possa realizzare, quindi se l’orientamento dell’epoca sia mutato e ovviamente – nel caso – per quale motivo. Intanto, è stata presentata istanza di accesso agli atti per conoscere le ragioni del progetto che fu e forse, almeno in parte, è a prescindere dal fatto che allora – a inchiesta non ancora conclusa – non si parlava affatto di museo né di caffetteria o ristorante quali “accessori” del primo.

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