Non solo ha partecipato al Campionato mondiale Pizza Doc tenutosi negli scorsi giorni a Paestum (Salerno) ma si è persino aggiudicato il primo posto nella categoria amatoriale. Cosimo Sternativo, 44 anni di Francavilla Fontana, è per lavoro impiegato delle Poste nella filiale di viale Vincenzo Lilla. Poi però, dalla pandemia in poi, è diventato un esperto pizzaiolo: partito dalle focacce domestiche, si è talmente specializzato che ormai anche le pizzerie gli chiedono consigli su come fare. Avrebbe potuto tranquillamente partecipare tra i professionisti, ma ha scelto di primeggiare tra gli appassionati. Perché, in fondo, Cosimo – Mimmo per gli amici – è soprattutto un appassionato.
Un appassionato trasformatosi in un espertissimo, capace d’incantare giurie più che qualificate. Ha convinto, per esempio, la giuria del prestigiosissimo concorso campano con un inedito assoluto. Il suo capolavoro l’ha intitolato, non a caso, “Terra Mia”, sottotitolo “Fai e Fogghie”. Qualcosa che per un salentino doc ha un senso ma che fa proseliti per coloro i quali non conoscano ancora questa leccornia. E cosa ci ha messo, Mimmo, in questa sua creazione? Semplice, ma neppure troppo: una delicatissima vellutata di cicoriella selvatica, abbinata a purea di fave, caciocavallo, peperoni, pomodori di “pennula” (quelli che si appendono, normalmente nei garage) accompagnati da confettura d’uva in prossimità dei bordi così da non rendere banali neppure i cornicioni.
Il tutto, su base bianca ben lievitata d’impasto multicereale generata da pasta madre. Un’esplosione di originalità e gusto che gli è valsa un trionfo per nulla scontato e che gli ha aperto nuove porte, qualora ce ne fosse bisogno, nel panorama dei maestri pizzaioli.
E pensare che tutto nacque durante le restrizioni da Covid, quando sua moglie gli chiese semplicemente d’impastare una focaccia da poi mangiare a sera. Non solo Mimmo impastò e produsse, ma s’invaghì della cosa ne fece persino un argomento di studio. E tanto ha studiato da essere stato invitato a più riprese, in qualità di maestro pizzaiolo, non soltanto alle feste dei parenti ma anche in altre occasioni private persino di un certo livello proprio perché chi l’ha invitato conosceva il livello da lui raggiunto prima ancora che si laureasse campione del mondo di “Pizza Doc”. E, allora, da cosa può nascere cosa.
Mimmo immagina ora nel suo futuro dei corsi per fare proseliti (il primo già sabato 3 novembre). Tradotto: gli piacerebbe insegnare a quanta più gente possibile, che magari nella vita di tutti i giorni si occupa di tutt’altro, come si possa diventare – passando necessariamente da passione e applicazione fuori dal comune – pizzaioli di una certa levatura.
“Io sono partito dal nulla – dice con orgoglio – ma oggi posso dire di aver raggiunto un livello che dalle nostre parti in pochi hanno e che in molti mi riconoscono”. Il segreto? “Non ho segreti, do sempre consigli a chi me li chiede perché la differenza non la fa la ricetta ma la persona che la mette in pratica in base alla sua esperienza e al suo occhio clinico, perché lievitazione e abbinamenti necessitano di conoscenze anche chimiche e negli accostamenti, insomma di tecnica e buon gusto finale: se il risultato non è equilibrato, se la pasta non è soffice e digeribile, tutte le ricette del mondo vanno a farsi benedire. Siccome non sono uno geloso del mio sapere – conclude il campione del mondo – mi piacerebbe cercare di trasferire il mio percorso a quanti ne avessero voglia”.
Dall’ufficio postale – dov’è consulente per i prodotti finanziari – alle pizze il passo è stato relativamente breve, ma niente consegne a domicilio: “Eh no, non mi occupo di quel settore, ma chissà che un giorno non possa chiedere una mano a qualche bravo collega portalettere”, ci scherza su.