Furono eroi della libertà, ma spesso le loro storie sono finite nel dimenticatoio. Un po’ perché – in qualche caso – l’hanno voluto, un altro po’ perché nessuno si è interessato per davvero alle loro storie. Eppure esistono persino delle leggi che consentono – e dovrebbero imporre, con un battage mediatico che finora non c’è stato – di dar loro i giusti riconoscimenti.
Sono gli internati militari italiani nei lager nazisti, ma sono anche partigiani e cosiddetti “sbandati”. Questi ultimi rimasero senza una parte per cui combattere dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e quindi furono costretti a peregrinare fino a quando non poterono tornare a casa.
Uno studio importante e, fatto di ricerche e approfondimenti anche legislativi, è in corso da qualche mese con al centro Oria. È uno studio tranquillamente estensibile all’intero territorio nazionale, che sta portando e potrà porta in seguito a risultati fino a oggi inimmaginabili e ai quali molti studiosi di un certo calibro potrebbero – o dovrebbero – interessarsi, anche solo per arricchire il loro bagaglio culturale.
Ci ha creduto un gruppo di persone che nella vita si occupa di tutt’altro, come l’ex ispettore superiore di polizia in pensione Franco Arpa (affiancato da altri, tra amici e collaboratori al progetto). Soltanto su Oria, si è scoperto che più di 200 persone avevano e hanno diritto ai loro diplomi d’onore e in passato (fino al 31 dicembre 2023) anche a risarcimenti per i giorni di prigionia trascorsi nei campi di concentramento tedeschi, dov’erano nulla più che manodopera per contribuire all’economia nazista di Hitler inclusa quella che avrebbe contribuito a sostenere le ambizioni belliche del dittatore e di ciò che restò dei suoi alleati anche italiani (Mussolini con la sua Repubblica di Salò in primis).
E, allora, grazie all’impegno di chi ha voluto e saputo approfondire la questione, arrivano i primi riconoscimenti da parte del Ministero della Difesa. Come quello qui riportato, conquistato sul campo dall’ex combattente Barsanofio Moretto, nato a Oria il 5 febbraio 1920. Fu combattente per la libertà d’Italia 1943-1945: internato militare non collaborazionista, riconosciuto come tale ai sensi della legge 16 marzo 1983, numero 75.
Un minimo riconoscimento dopo tutte le sofferenze patite nell’essersi schierato dalla parte – poi risultata quella giusta – della storia contemporanea.
L’Amministrazione comunale di Oria ha condiviso e patrocinato lo studio, che confluirà in una pubblicazione – già a buon punto – e sarà presentata nei prossimi mesi nelle sedi istituzionali.