Nonostante tutto, nulla sarebbe cambiato. Il cattivo odore in contrada Salinelle, non lontano dal Santuario di San Cosimo alla Macchia, a Oria, non sarebbe mai scomparso. Questa, almeno, la tesi della pubblica accusa. Il sostituto procuratore di Brindisi Pierpaolo Montinaro ha citato a giudizio tre persone, tra le quali due amministratori giudiziari di un’impresa di commercio all’ingrosso sottoprodotti di origine animale: Giovanna Tempesta, 55enne di Copertino (Lecce); Alessandro Cuomo, 48enne di Lecce; Omar Leo, 29enne di Francavilla Fontana. L’ipotesi di reato è quella di concorso in “getto pericoloso di cose”, che comprende comunque anche emissioni di gas, vapori o fumo in un luogo di pubblico transito (o in un luogo privato) ma di comune o altrui uso nei casi non consentiti dalla legge.
Tempesta era stata nominata custode giudiziaria della società, sottoposta a sequestro penale il 27 gennaio 2021, dal Tribunale di Lecce. Le erano anche stati conferiti poteri di amministrazione per far proseguire l’attività per la quota del già amministratore unico Leo (quota pari al 95 per centro del capitale sociale). In seguito, Cuomo era stato assunto con “funzioni di carattere amministrativo e, nel contempo, con con funzioni operative di logistica e gestione dell’impianto (autorizzato dal gip il 13 maggio 2021). Cuomo era amministratore unico della società e coadiutore di Tempesta, con tutti i poteri di gestione ordinaria e straordinaria della società “esercitarsi a firma libera”, nonché rappresentante legale, previa amministrazione dell’amministratore giudiziario.
Il problema sarebbe stato rappresentato dalla gestione dello stoccaggio dei sottoprodotti di origine animale, non destinati al consumo umano, che – depositati e movimentati all’interno dell’azienda – avrebbero provocato “odori molesti ed emissioni odorigene sgradevoli e nauseabonde, generate dagli scarti delle carcasse di animali in putrefazione, che si propagavano in luoghi di pubblico transito limitrofi all’opificio, atti a molestare le persone”. Il tutto, documentato da segnalazioni ed esposti susseguitisi tra il 20 agosto 2021 e il 30 giugno 2023.
Nel frattempo, intervennero anche le indagini degli organi di polizia e un’ordinanza del sindaco di Oria, con quest’ultima che intimava alla società in questione di “porre in atto le misure idonee a far cessare le esalazioni maleodoranti. Le emissioni in questione sarebbero originate – sempre secondo l’accusa – dallo stoccaggio dei sottoprodotti di origine animale: in condizioni di immagazzinamento e temperatura non adeguate; secondo modalità non corrette di gestione delle operazioni e dei tempi di stazionamento; con insufficienti presidi di protezione di carattere ambientale, quali il “cannone Condar”, l’incompleta chiusura delle parti del capannone deputate allo stoccaggio e l’assenza di dispositivi di trattamento dell’aria e/o aerazione forzata, all’interno dello stesso capannone; in assenza di adeguata manutenzione dei luoghi e degli impianti, incluse la calibratura e taratura degli strumenti di misurazione delle celle frigorifere, la manutenzione sulle caditoie e i serbatoi, collocati all’interno e all’esterno del capannone e destinati alla raccolta delle acque (vasca di raccolta/acque di dilavamento/reflue/meteoriche/percolato).
I fatti contestati sarebbero stati commessi dal 20 agosto 2021 al 10 ottobre 2023. Quale parte offesa, che potrà quindi costituirsi a processo per la richiesta dei danni, è stata indicata Asdico (Associazione per i diritti dei consumatori) da cui sono partiti numerosi esposti sfociati non solo in questo procedimento, ma anche in quello dell’operazione “Sangue Amaro”, oggi al centro di un processo.
Se “Sangue Amaro” – questione potenzialmente più grave, infatti condotta dalla Direzione distrettuale antimafia – riguarda anzitutto lo sversamento in falda di sangue animale, quest’altro procedimento s’incentra perlopiù sulle emissioni, secondo i denuncianti e la Procura mai cessate, e su di una presunta mala gestio da parte dei consulenti nominati dal Tribunale proprio mettere ordine in questioni ritenute non in linea con la normativa. Superfluo aggiungere che gli imputati si presumono non colpevoli fino a eventuale sentenza di condanna passata in giudicato.
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