Ci sono dei defunti da spostare con urgenza al cimitero di Oria: sono confratelli e consorelle dell’Arciconfraternita della Morte, i quali hanno diritto a essere tumulati in una cappella tutta loro. L’intimazione di “sfratto” – con l’indicazione di 147 nominativi – è comparsa a metà settembre nei pressi della cappella stessa ed è rivolta, per forza di cose, ai familiari superstiti dei furono confratelli e consorelle che in quel luogo giacciono da più di 25 anni.
“I familiari – si legge – sono pregati di recarsi presso la direzione del Cimitero Comunale per gli adempimenti previsti dalla legge. Decorsi i termini di trenta giorni (scaduti lo scorso 16 ottobre) si procederà all’esumazione delle salme”. Sottinteso: coatta. Sottinteso: comunque a pagamento. Firmato: il Commissario Vescovile dell’Arciconfraternita. Che, si apprende, è commissariata per ragioni che non sono state rese note. Nel manifesto di avviso si fa riferimento a una “esumazione”, sebbene questo termine riguardi salme inumate e quindi sepolte a terra.
Nella cappella, le salme sono tutte tumulate quindi il termine più appropriato sarebbe stato “estumulazione”. E già su quest’aspetto qualcuno ha storto il naso, anche sui social. E sempre sui social non mancano altri tipi di polemiche di natura per così dire più terrena. E cioè, i soldi. Lo spostamento delle spoglie mortali comporta, infatti, dei costi: 320 euro circa in caso di conservazione in ossario o tomba privato.
L’articolo 39 del Regolamento comunale di polizia mortuaria – ha osservato qualcuno – prevede che le operazioni dovrebbero essere gratuite nel caso non fosse richiesto il trasferimento in ossario o tomba privato. Ciononostante, si apprende che nel caso di inerzia da parte dei familiari, ci sarebbero ugualmente dei costi da sostenere qualora si procedesse a “esumazione” forzata. Un altro aspetto che a qualcuno non torna è se confratelli e consorelle non dovessero godere di un trattamento privilegiato anche in tali situazioni per via dei contributi versati alla congrega quando erano in vita.
La questione, lungi dall’essere di poco conto, riguarda 147 famiglie e non mancano le recriminazioni sia nei confronti del Comune – massimo responsabile del camposanto – sia nei confronti della Diocesi, giacché l’Arciconfraternita – si apprende – non dispone di un priore o di una priora ed è anzi stata commissariata dal vescovo (non è stato reso noto il nome del commissario, ma si tratterebbe di un sacerdote).
Il termine dei 25 anni dalla sepoltura nella cappella dedicata è diverso rispetto a quello ordinario che riguarda gli altri defunti sepolti in loculi di proprietà comunale dati in concessione e fu presumibilmente pensato per far posto in quel luogo ad altri confratelli e consorelle che man mano sarebbero scomparsi. Non è un mistero che gli adepti all’antico sodalizio religioso – lo stesso delle note “mummie” nel seminterrato della cattedrale – siano da tempo in calo e dunque anche i ricambio in cappella risulta piuttosto contenuto.
Per contro, da tempo l’immobile presenta (ed è fatto notorio) problemi strutturali, specie nella sua parte inferiore. Questo aspetto non è però ufficialmente indicato nell’ingiunzione di “sfratto” e quindi dev’essere considerato a parte. In ogni caso, a quanto si apprende, a ieri non era stato “esumato” alcuno.
Si è a ridosso delle ricorrenze in onore dei Santi e dei Morti e pare che le operazioni potranno cominciare a partire dal prossimo 10 novembre. La ditta gestrice del cimitero resta infatti in attesa di precise indicazioni da parte del Comune e del commissario della Confraternita.
Di sicuro non mancano oggi e non mancheranno nei prossimi giorni dubbi e malcontento rispetto a una comunicazione – affissa nel camposanto, e non tutti lo frequentano – di cui più di qualcuno non è conoscenza; una comunicazione che si ritiene calata dall’alto, tra capo, collo e portafogli.