Internati militari italiani nei lager nazisti, esistono onorificenze e ristori: uno studio scava nel buio della storia alla ricerca dei veri eroi della libertà

di Eliseo Zanzarelli

Combattenti silenziosi per la libertà d’Italia: accettarono il supplizio, pur di non vendersi al nemico. Le ferite della Seconda Guerra Mondiale non sono del tutto cicatrizzate e in qualche caso, anzi, sanguinano ancora. Non sono più, per forza di cose, ferite fisiche ma soprattutto psicologiche per chi, fra i familiari, c’è ancora. E ci sono riconoscimenti e risarcimenti sconosciuti per coloro i quali furono internati – dal 1943 al 1945 – nei campi di concentramento nazisti in Germania: si stima che in totale gli internati militari italiani potrebbero essere stati oltre 650mila.

Si tratta di militari arrestati e deportati, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, in quanto rifiutarono di continuare a dare una mano a Mussolini o Hitler. Uno studio certosino condotto da Franco Arpa – blogger e ormai storico locale, già ispettore superiore della polizia di Stato – sta facendo emergere i nomi di tanti cittadini di Oria, militari internati nei lager tedeschi dal settembre 1943 alla primavera 1945.


Arpa ha un metodo di ricerca tutto suo, che sopperisce ai problemi d’identificazione dell’epoca.  Vi è di più: non soltanto spetterebbe (o sarebbe spettato) loro un riconoscimento ma anche un ristoro pari a 99 euro per ogni giorno di prigionia trascorso ai lavori forzati per contribuire all’economia bellica del Terzo Reich.

Solo un oritano ha fatto in tempo, ancora in vita, a chiedere e ottenere la medaglia d’onore. Tutti gli altri, ormai deceduti, non sapevano neppure di poterla richiedere, nonostante esistano leggi nazionali in materia. Leggi probabilmente poco pubblicizzate. Sono circa 150 gli oritani, familiari di quei deportati, che oggi, in qualità di aventi causa, hanno potenzialmente diritto a un’onorificenza.

Fu anche istituto un Fondo speciale per il risarcimento dei crimini nazisti compiuti ai danni degli italiani. Il Fondo ebbe in dotazione 20 milioni di euro per il 2023 e dispone di 13 milioni e mezzo di euro per anno dal 2024 al 2026. A tutt’oggi possono richiedere l’accesso al Fondo i cittadini italiani (o i loro eredi) catturati dalle truppe tedesche e internati in Germania dal 9 settembre 1943 (giorno successivo all’armistizio di Cassibile), anche se il tutto – salvo diverse disposizioni – si è fermato al 31 dicembre dello scorso anno.

L’accesso al credito si ottiene dopo sentenza passata in giudicato con la quale il Tribunale abbia accertato tanto la detenzione in Germania quanto la condizione di sostanziale schiavitù. Uno di tali internati, nell’agosto del 2023, si è visto riconoscere un risarcimento di oltre 50mila euro dopo aver dimostrato di essere rimasto prigioniero in un lager nazista per ben 508 giornate. Si parla di fatti che risalgono a più 80 anni fa, ma sono tuttora attuali e coi loro strascichi. Qualcuno degli Imi – Internati militari italiani – ha nascosto tutto ai familiari o voluto cancellare le tracce delle se disavventure oltre confine.

A Oria sono emersi, finora, due casi: un soldato morì dopo aver nascosto tutti i documenti. Furono trovati in un doppiofondo di un cassetto solo dopo la sua morte. Un altro disse di aver lavorato da operaio in Germania. No, conobbe la Germania da internato e non da lavoratore come tanti altri. Le ricerche di Arpa si concentrano anche su tanti italiani libertari. Non solo oritani, ma gente dello Stivale che – dopo essere stata costretta a eseguire le mire dei dittatori – scelse di cambiare quella parte della storia per cui schierarsi. Non pochi divennero “sbandati” – senza una meta, senza una casa a girovagare per l’Italia – e poi anche partigiani, perché in fondo ormai sapevano da quale parte stare. I registri dell’epoca sono lacunosi per problemi tecnici e di conservatoria, ma qualcosa è rimasto e tuttora si trova negli archivi.

Parte da qui lo studio di Arpa, che ha un proprio metodo e potrà essere d’aiuto e supporto – in futuro – a quanti pretendano memoria e giustizia per i loro cari “eroi”. Nei giorni scorsi, la Camera ha detto sì all’unanimità all’istituzione, il 20 settembre, della Giornata degli internati italiani (militari e civili) nei campi di concentramento tedeschi.

“Quel ‘buio’ di cui si è parlato – dichiara Arpa – è ancora più buio, ma è ora di mettere in risalto le figure di questi combattenti per la libertà d’Italia”. E, infatti, si pensa anche a un libro o, meglio, a un “Albo d’onore” che a Oria avrà il patrocinio dell’amministrazione comunale e probabilmente lo avrà anche negli altri innumerevoli comuni e città che dettero il loro contributo a una guerra ingiusta che condusse poi molti soldati – partiti inconsapevoli, per difendere la Patria – a redimersi. In quel periodo oscuro della storia, sempre bene continuare a far luce.

Perché da quegli scuri socchiusi della storia continuano a emergere figure luminose capaci di patire la fame, persino morire pur di non contribuire alle trame di chi poco e nulla pensò al male che ottenebrò l’Europa e il mondo. 

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