Dopo 17 anni di servizio a Oria e 42 di carriera, va in pensione il luogotenente Roberto Borrello. Non ha problemi a definirsi un maresciallo di paese, per una libera scelta che rifarebbe. Ha compiuto 60 anni ieri e quindi deve mollare la presa, dopo aver reso tutti i comuni in cui ha prestato servizio dei comuni migliori.
Nato a Gagliano del Capo, nel basso Salento, Borrello perse il padre ch’era ancora un ragazzino (12 anni e mezzo) e s’iscrisse al Magistrale che all’epoca durava poco: quattro anni. A lui serviva quel diploma quanto prima per poter dare una mano alla famiglia. E, allora, dopo quel “pezzo di carta”, fece due concorsi: uno da carabiniere e uno da sottufficiale. Li vinse entrambi, poi ovviamente scelse quello migliore.
“Sono tranquillo, sereno e convinto di aver dato tutto quello che potevo dare”. Il lavoro che ha fatto per tanto tempo gli mancherà, ma è giunto anche per lui il tempo di godersi la famiglia e occuparsi meno del crimine. Non mancheranno, però, i consigli al suo successore (se li vorrà).
Borrello è stato innumerevoli volte miglior comandante di Stazione sia a livello nazionale che provinciale, regionale, meridionale. Sette anni al Nucleo operativo di Fasano, una palestra per lui. Ai tempi della Sacra corona unita e del contrabbando. “Una palestra di vita e di lavoro”, dice.
Le sue indagini sono state apprezzate dai numerosi magistrati inquirenti coi quali ha avuto a che fare, che già oggi lo rimpiangono. Ha anche avuto la possibilità di diventare ufficiale, ma si è rifiutato categoricamente: “C’è stata una finestra per salire di grado, ma io non l’ho voluta sfruttare. Molti altri, anche miei sottordini, l’hanno fatto e ora sono sopra di me a livello gerarchico. A me, sinceramente, la cosa sembrò una sorta di tradimento al mio passato, quando m’ispiravo al maresciallo del mio paese”.
Sono state tante le indagini condotte da Borrello nel corso degli anni: “Ne ho fatte tante, a Fasano per omicidi, gruppi di rapinatori, l’omicidio del carabiniere Angelo Petracca a Ceglie Messapica nel 1990. Quello del Nucleo operativo è però un lavoro di equipe. Quelle condotte a Erchie e soprattuto a Oria le ho sentite più mie: tantissime. Nel campo dei furti di auto, dei cavalli di ritorno, ma anche una sui furti di rame. Non solo risalimmo ai ladri di rame, ma anche alla ricettatrice, che era un’amministratrice delegata di un’azienda che fatturava milioni di euro anche grazie al rame rubato. Questo fatto fu rimarcato sia dalla Procura locale che dal Ministero dell’Interno per prenderne spunto sul piano nazionale”.
[Qui sotto, un’intervista concessa dal luogotenente al direttore dello Strillone Eliseo Zanzarelli e resa possibile dal contributo tecnico-professionale di Sandro Dell’Aquila]
Ma a Borrello, il maresciallo che lavorava a anche durante le festività, quanto mancherà il suo lavoro e quanto mancherà Oria? “Il mio lavoro so già che mi mancherà, ma è giunto il momento di fare il nonno. Oria non penso che mi mancherà perché potrò godermela finalmente da privato cittadino e non da carabiniere. Ricordo ancora quando arrivai qui e la gente era succube degli eventi, quando la gente pensava che subire un reato fosse una cosa normale, parte della vita. Questo mi meravigliò ma piano piano le cose sono cambiate, ora la gente è meno omertosa. La gente si fida se sa di potersi fidare”.
Una “perdita” istituzionale non da poco quella del maresciallo di paese Borrello per Oria. Sono tanti gli attestati di stima, persino dai delinquenti. E un saluto un po’ dispiaciuto l’hanno rivolto al maresciallo dei marescialli anche i pubblici ministeri della Procura di Brindisi. Borrello mancherà non poco. Non solo a Oria. È stato uno degli investigatori più scaltri e apprezzati nell’intera provincia. Lo dicono i numeri, lo dice la storia. Lo dicono i cittadini. L’hanno detto, a volte, anche gli arrestati: “Ah Borre’, sei stato bravo, mi hai fregato”. Nei suoi 42 intensi anni in divisa gli è capitato anche questo.