Non più soltanto maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, ma tentato omicidio. I carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Latiano hanno eseguito un’altra ordinanza di custodia cautelare – dopo quella dei giorni passati – a carico del 41enne di Latiano che lo scorso 25 giugno avrebbe picchiato a sangue sua moglie 39enne nella loro casa coniugale alla periferia nord di Latiano, per giunta davanti agli occhi del figlio minorenne (che ha anche testimoniato in sede d’incidente probatorio dinanzi al gip). L’uomo si trovava già in carcere e ieri è stato sottoposto a interrogatorio di garanzia: resterà recluso. La moglie e il figlio, parti offese, sono difesi dagli avvocati Giancarlo e Paolo Camassa. La riqualificazione dell’ipotesi di reato è stata formulata dal sostituto procuratore Pierpaolo Montinaro.
Secondo le ricostruzioni, il 41enne latianese, nella giornata del 25 giugno e fino a tarda ora avrebbe tentato di uccidere a suon di calci, schiaffi e pugni la coniuge in preda a un attacco di gelosia: pare che, tra le altre cose, avesse scoperto che ella fosse in possesso di un altro smartphone e che, a suo dire, ricevesse su quel terminale contenuti pornografici.
Il marito, esperto di arti marziali, era stato arrestato tre giorni dopo i fatti ed è accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Quando i carabinieri – chiamati dai vicini – avevano citofonato alla sua abitazione, inizialmente aveva detto loro che sua moglie non era in casa. I militari l’avevano poi trovata in giardino, coperta da un paio di lenzuola e agonizzante quasi fosse in fin di vita.
Trasportata in ospedale, era stata sedata e intubata. Ora pian piano sembra starsi riprendendo, sebbene la convalescenza si preannunci tutt’ora lunga e delicata.
Gli investigatori presero in consegna l’uomo – esperto di arti marziali – e lo interrogarono per ore in caserma. Interrogarono anche suoi familiari, i quali dissero che la moglie si fosse procurata quelle gravi ferite lanciandosi da un’auto in corsa e non perché picchiata dal coniuge. I familiari di lei – come del resto il figlio – invece descrissero quest’ultimo come da sempre geloso e possessivo, oltre che violento. Emerse come fosse in possesso di una pistola a salve che ogni tanto minacciava di tirar fuori. Quel giorno, sua moglie pare avesse ricevuto un contenuto hot da un amico di lui e che l’indagato fosse andato a farlo presente alla moglie dell’amico – anche genitori di un amico di suo figlio – prima di trascinare con sé la moglie in campagna. Ai carabinieri il figlio – timoroso per la sorte di sua mamma e dei genitori del suo amico – disse di non voler più vedere il papà e confermò la sua ricostruzione dei fatti anche in sede d’incidente probatorio, ascoltato dal gip Vittorio Testi.
Le indagini da quel 28 giugno, giorno della prima ordinanza di custodia cautelare, sono proseguite e a carico del 41enne sono emersi elementi che hanno evidentemente – perlomeno, agli occhi della pubblica accusa – aggravato la sua posizione che resta comunque ancora tutta da valutare, in virtù del principio di non colpevolezza fino all’ultimo grado di giudizio con sentenza passata in giudicato.
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