L’Ilva non paga le ditte dell’indotto, le ditte dell’indotto non pagano i dipendenti e spesso sono costretta addirittura a mandarli a casa. Operai e imprenditori d’accordo, per una volta, contro il colosso siderurgico, travolto negli ultimi anni da scandali giudiziari e poi da vicissitudini finanziarie.
A risentirne, oltre ai lavoratori interni, la foltissima platea delle ditte esterne, che sono tante – molte anche del Brindisino – e sulle forniture all’Ilva hanno spesso fondato la loro stessa esistenza. Così, questa mattina, sfidando persino il maltempo, a centinaia hanno deciso di organizzare un sit-in di protesta lungo la statale 106 jonica all’altezza della raffineria per rivendicare i propri diritti.
Nei giorni scorsi, invece, i titolari delle aziende creditrici sono stati a Roma per far presente al governo una situazione ormai divenuta insostenibile. Il rischio è che con l’amministrazione straordinaria dello stabilimento i crediti possano essere posticipati, un pericolo che tanto i datori quanto i lavoratori non possono proprio permettersi, specie di questi tempi. Le rassicurazioni non sono più sufficienti, occorrono i soldi.
Alcuni tra i protagonisti della protesta odierna aspettano ancora il salario da settembre in poi, i più “fortunati” hanno almeno ricevuto quello di dicembre anche se decurtato della tredicesima.
Gli imprenditori dell’indotto, diversi tra i quali vantano crediti che ammontano a diverse centinaia di migliaia di euro relativi a commesse già soddisfatte, hanno finora fatto fronte alla situazione attingendo a risorse proprie, che però ora scarseggiano. Dunque, minaccioso, si affaccia all’orizzonte lo spettro dei licenziamenti di massa.