di Gianrosita Fantini
Circa una settimana fa la comunità oritana si stringeva, commossa, intorno alla famiglia Corrado Spina, per ricordare Antonio Luigi, il loro caro, lo studente di medicina presso l’ Università di Chieti, che ci ha lasciato prematuramente lo scorso anno.
“Sogna, ragazzo sogna – Impegnamoci a dare voce ai sogni”, il titolo dell’incontro dedicato al giovane, organizzato dal Primo Istituto comprensivo “De Amicis Milizia”, su desiderio della docente Rosa Maria Spina, mamma di Antonio.
Rompendo il silenzio nel quale si era chiusa insieme alla sua famiglia, ha voluto raccontare dei suoi figli ed aprirsi alla comunità cittadina, offrendo la sua personale testimonianza per sensibilizzare le varie componenti della società impegnate nell’educazione dei ragazzi, affinché quanto accaduto non debba più accadere.
È stato un evento tanto partecipato, quanto carico di emozioni a cui hanno preso parte – tra gli altri – il sindaco Cosimo Ferretti, monsignor Domenico Caliandro (arcivescovo emerito della Diocesi di Brindisi -Ostuni) la dirigente scolastica Francisca Camero, gli insegnanti Flavio Delli Santi, Rosanna Galiano, chi scrive, il maestro di pianoforte Luigi Di Domenicantonio e gli alunni del coro Orpheus del Primo Comprensivo guidati dall’insegnante Nadia Martina.
Una serata svoltasi nell’accogliente chiesa di San Domenico, parrocchia di Antonio e della sua famiglia.
Ai numerosi presenti, la mamma ha espresso le tante riflessioni che ha avuto modo di fare osservando il percorso di studi dei suoi due figli.
Un’università che, anziché essere luogo di formazione e crescita, spesso svilisce i ragazzi instillando in loro il senso di inadeguatezza e fallimento, che diviene luogo che genera ansia e paura e che nel caso di suo figlio ha tolto finito per togliergli energie vitali.
Un sistema universitario statale dove gli studenti sono spesso considerati solo numeri di matricola, che impone livelli estremi di perfezione e che, in nome di un falso merito, troppo spesso genera vittime.
Significativo l’intervento di Mons. Domenico Caliandro che ha posto l’accento su quanto sia fondamentale l’empatia nella relazione educativa tra docente e studente.
Tanti i “perché”, tante le domande che hanno trovato risposta nelle pagine scritte dal giovane, che vedeva come una “montagna insormontabile” un esame universitario e pur riuscendo a superare un esame successivo e a studiarne un altro ancora fino alla fine, non ha potuto proseguire la sua strada a causa di un arcaico sbarramento orizzontale presente nella sua università.
Lo sbarramento presente in quella facoltà di medicina è stato l’ostacolo più grande. I genitori, dopo aver intrapreso un percorso di collaborazione con l’università, hanno richiesto ed ottenuto l’eliminazione di quella norma, affinché “la morte di Antonio Luigi sul campo di battaglia – come ha detto la mamma Rosa Maria – non fosse vana”.
L’inaugurazione dell’anno accademico 2023/24 è stata l’occasione durante la quale il rettore dell’Università D’Annunzio di Chieti ha comunicato ufficialmente l’eliminazione dello sbarramento per rendere più veloce il percorso di studi.
Di questo provvedimento gioveranno altri studenti che forse ricorderanno il loro collega universitario come il ragazzo che con il suo sacrificio ha acceso un faro su un sistema che andava cambiato.
Grande commozione quando, ai numerosi presenti, la sorella Maria Rossana, ha poi parlato della bellezza interiore di Antonio e del grande amore che aveva per la sua famiglia, che Antonio ha così descritto: “Una splendida famiglia, unita, compatta che mi ha sempre amato e supportato e che mai avrei voluto perdere… Ora comprendo quanto vi sia grato”.
Ha ricordato gli interessi per l’astronomia, per gli animali, ha raccontato delle forti passioni per la musica e soprattutto per la fotografia. Intensa è stata poi la partecipazione emotiva per il video con le meravigliose foto di Antonio ai bellissimi paesaggi naturali.
Da questo incontro ricorderemo che Antonio è stato un ragazzo che ha sognato, che si è impegnato ed è stato tenace, studiando e sacrificandosi fino alla fine per cercare di diventare semplicemente un buon medico. L’appello finale della mamma è racchiuso nel significato della canzone di Roberto Vecchioni “Sogna ragazzo sogna”, eseguita in modo emozionante dai ragazzi del coro della scuola: “Un docente può dirsi veramente tale solo se riesce ad accendere passione ed entusiasmo per la vita”.