Archiviazione per due società e sette persone coinvolte nell’inchiesta sulla morte dell’operaio 49enne Franco Mastrovito, avvenuta il 26 gennaio 2021 a causa del crollo del solaio di un capannone per la costruzione di una concessionaria d’auto in contrada Ajeni a San Michele Salentino. Il provvedimento, richiesto dalla Procura, è stato emesso nei giorni scorsi dalla gip del Tribunale di Brindisi Vilma Gilli.
Sono state archiviate le posizioni del proprietario della concessionaria Andrea Turrisi e della Prefabbricati Pugliesi. Non si ravvisa, a carico del primo, alcuna responsabilità in quanto si era limitato a commissionare i lavori a imprese del settore ritenute all’altezza.
Nessun profilo di colpa neppure in capo ai tre operai che si limitarono a trasportare e scaricare il calcestruzzo nel cantiere. Indagini archiviate anche per il responsabile tecnico e il direttore di produzione di Prefabbricati Pugliesi, i quali avevano unicamente inviato i provini di calcestruzzo da impiegare nei lavori e fornito i materiali.
Non responsabili pure Prefabbricati Pugliesi e Colabenton (fornitrice del calcestruzzo): per loro nessuna anomalia in quanto a sicurezza e salute dei lavoratori e modelli organizzativi e di gestione.
L’incidente – osserva la gip – fu originato dal getto del calcestruzzo armato in assenza di misure di protezione, ma non da vizi del materiale stesso.
Restano imputati: Domenico Padula, Stefano Barletta, Giuseppe Mazzotta e Massimo Ferrarese. A quest’ultimo, amministratore unico di Prefabbricati Pugliesi, si contesta il fatto di non aver controllato di persona se vi fosse un collarino di collegamento tra un pilastro e il plinto sottostante. Collarino che non era, come emerge dagli atti, di competenza di Prefabbricati Pugliesi. Ferrarese, secondo le tesi dell’accusa, avrebbe dovuto controllare di persona malgrado disponga di tecnici delegati ai controlli nei cantieri sparsi per la Puglia (i dipendenti di Prefabbricati sono circa 200).
