Non fuggì per sottrarsi al controllo dei carabinieri, ma per una sopraggiunta esigenza di masseria: prendersi cura delle sue pecore. Un 63enne di Erchie è stato assolto con formula piena dall’accusa di ricettazione: nei pressi della sua residenza in zona agricola, infatti, furono trovati diversi mezzi risultati rubati e ritenuti – secondo il giudice, erroneamente – nella sua disponibilità. Di quei mezzi – ha sostenuto a processo, difeso dall’avvocato Michele Iaia – non ne sapeva proprio nulla, anche perché si trovavano fuori dalla sua proprietà.
Il fatto contestato risale al 28 ottobre 2017. Un uomo si presentò nella caserma dei carabinieri a San Pancrazio Salentino e riferì di aver notato in una masseria in contrada “Trettorri” a Erchie il suo carro attrezzi, rubatogli a Porto Cesareo (Lecce) in data 24 ottobre. Oltre al carro attrezzi gli era stato rubato anche un pedalò. i militari montarono in auto e raggiunsero il posto indicato per verificare le affermazioni del denunciante. Fuori dall’immobile, notarono un uomo che sistemava un trattore. Scesero dalla macchina e gli chiesero i documenti per identificarlo.
Quello estrasse il portafogli, diede loro la patente ma poi – con un gesto repentino – la scagliò per terra e cominciò a fuggire dileguandosi tra le campagne.
I carabinieri, intanto, scorsero a ridosso del recinto della masseria, nascosta sotto un tendone verde, la coda di un carro attrezzi che risultò essere proprio quello rubato a Porto Cesareo. Nella masseria vi era la madre dell’uomo fuggito (che abitava lì col figlio), poi – chiamati dalla donna – arrivarono anche le due sorelle e un cognato del fuggiasco. Durante la perquisizione, i carabinieri di San Pancrazio ed Erchie trovarono anche il pedalò e, in un container metallico, una Fiat Panda il cui furto era stato denunciato il 31 luglio 2017 a Manduria. I mezzi furono tutti sequestrati, mentre il 61enne denunciato per ricettazione. Il comandante della stazione carabinieri di San Pancrazio chiese a suoi carico anche un decreto di fermo d’indiziato di delitto o altra idonea misura cautelare.
L’uomo fu successivamente mandato a processo con citazione diretta da parte del pubblico ministero. L’imputato nominò quale suo difensore di fiducia l’avvocato Iaia del Foro di Bari. Quest’ultimo ha sin dalla prima udienza sostenuto l’estraneità del suo assistito ai fatti contestatigli perché nessuno era riuscito a provare che quei mezzi – solo prossimi alla masseria, ma non all’interno di essa – fossero nella sua disponibilità.
Perché, allora, si era dato alla fuga al momento dell’identificazione? Non certo per essere stato scoperto per la presunta ricettazione – ha sostenuto – ma perché ha ricordato di doversi prendere cura delle sue pecore, che rischiava di perdere se si fossero allontanate da sole.
Non si occupava di mezzi rubati – ha assicurato ancora – ma solo delle faccende inerenti la masseria, cioè del suo lavoro. Il pubblico ministero aveva chiesto per lui una condanna a tre anni di reclusione, ma il giudice onorario monocratico Antonio Amato l’ha mandato assolto per non aver commesso il fatto. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 60 giorni.