Se si fosse intervenuti tempestivamente, probabilmente quell’arto avrebbe potuto essere salvato e non amputato. Invece, una donna e i suoi parenti devono accontentarsi di un risarcimento stragiudiziale: 465mila euro dall’assicurazione dell’Asl di Brindisi a seguito di un caso di presunta malasanità risalente a 11 anni fa.
Nel 2013, una madre di famiglia 43enne – residente in un comune del Brindisino – cadde in casa procurandosi una lussazione del ginocchio. In preda a dolori lancinanti, si recò in ospedale a Francavilla Fontana dove i medici la visitarono e sottoposero a intervento per ridurle la lussazione. Sorsero però complicazioni post-operatorie: non vi era sufficiente deflusso del sangue, ragion per cui si ritenne fosse necessario interessare del caso il reparto di Chirurgia vascolare dell’ospedale di Brindisi (il “Camberlingo di Francavilla ne è sprovvisto). La paziente fu immediatamente trasferita al “Perrino”, accompagnata i autoambulanza anche dal medico dell’ospedale francavillese. Questi, una volta a Brindisi, ebbe una discussione col suo collega di turno al reparto vascolare.
“Ci sono qui diverse versioni fornite dai medici dell’uno e l’altro ospedale – sottolinea Andrea Matarrelli di Giesse Sinistri Francavilla Fontana, cui la donna e i suoi familiari si sono rivolti per far valere i propri diritti – noi abbiamo sempre creduto a quanto riferito e verbalizzato dal medico dell’ospedale di Francavilla il quale, in tutti i modi, si è adoperato per far ricoverare urgentemente la paziente presso il Perrino, insistendo affinché venisse al più presto sottoposta ad un esame eco doppler in grado di valutare l’effettiva funzionalità di arterie, vene e il corretto afflusso sanguigno”.
Il medico di Francavilla Fontana testimoniò che, nonostante la sua richiesta urgente, il medico di Brindisi sottopose la paziente a esame soltanto alle 3.30 del mattino (a cinque ore dall’arrivo al “Perrino) e dopo essere stato sollecitato dal direttore sanitario dell’ospedale. Erano le 4 del mattino – 12 ore dal ricovero in ospedale a Francavilla Fontana – quando il medico francavillese andò via, rassicurato sul fatto che la paziente sarebbe stata ricoverata e tenuta fuori pericolo.
Prosegue Matarrelli (Giesse Sinistri): “Per i nostri medici legali, sin dal primo parere di fattibilità che forniamo gratuitamente, non c’è stato alcun dubbio: le chance di salvare l’arto sarebbero state concrete, se solo l’intervento chirurgico fosse stato effettuato entro le 12 ore dall’incidente. Lo ha in seguito confermato anche lo stesso consulente della Procura, anche se nel processo penale, pur a fronte di una richiesta di condanna da parte del pm, c’è stata l’assoluzione del medico dell’ospedale di Brindisi”.
La 43enne fu sottoposta a intervento di rivascolarizzazione a Brindisi soltanto alle 16.30, dopo quasi 24 ore dall’incidente domestico. La necrosi dell’arto aveva fatto il suo corso e, qualche giorno dopo, uno dei medici fu costretto a comunicarle che – per salvarle la vita – purtroppo avrebbero dovuto amputarle l’arto.
“Da quel giorno – afferma Matarrelli – la vita della signora e dei suoi familiari è cambiata per sempre, stravolta. Dopo una lunga e accanita trattativa abbiamo ottenuto dall’assicurazione dell’Asl di Brindisi, in via stragiudiziale, un risarcimento di 465.000 euro, malgrado l’assoluzione penale del medico del Perrino”.
“Restano altri aspetti poco chiari nella vicenda e, soprattutto, l’amaro in bocca – conclude Matarrelli – per la consapevolezza che un esito clinico così infausto avrebbe potuto essere agevolmente evitato se solo fosse stata prestata maggiore attenzione non solo ai fortissimi dolori che la signora ha provato in quelle terribili ore ma, anche, alle motivate richieste di esami urgenti e terapie adeguate avanzate dal dottore che per primo accolse la paziente all’ospedale di Francavilla Fontana”.
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Nella giornata odierna i carabinieri della Stazione di Ceglie Messapica hanno eseguito un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di