Si riceve e pubblica:
Si è tenuto recentemente, ad Albano Laziale, un convegno su “Energia e Ambiente” in cui è stato invitato il Prof. Ennio Maccari (Biologo e Docente di Igiene Ambientale presso l’Università La Sapienza – Roma) nonché Presidente Nazionale dell’A.N.T.A. ITALIA.
La linea dell’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente, nel campo dell’energia e dell’ambiente come edotto dal Prof. Maccari, va verso il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti che consiste in una digestione anaerobica “adattata” per l’accoglienza in ingresso di RUR (Rifiuti Urbani Residui) non trattati.
Il procedimento di “pre-trattamento” viene effettuato in loco attraverso il passaggio di RUR in un dispositivo “rompisacchi” e successivamente immessi in una vasca d’acqua che, fondandosi sulla differente densità dei materiali presenti nei rifiuti, vengono separati “idromeccanicamente” nelle seguenti correnti:
una costituita dai materiali non solubili;
una costituita da tutte le frazioni a base di biomassa (inclusi carta e cartone), che costituisce l’alimentazione alla successiva fase di digestione anaerobica di tipo tradizionale.
I materiali in uscita dal trattamento sono metalli ferrosi e non, vetro e inerti, plastiche leggere e pesanti, biogas da destinare a recupero energetico, digestato ed acque reflue da trattare.
La parte più pesante, costituita essenzialmente da materiali inorganici, viene raccolta ed inviata ad un “nastro trasportatore di trattamento” per l’ulteriore separazione, questa volta manuale, dei metalli ferrosi, dei metalli non ferrosi e del vetro.
Il “surnatante”, ossia il componente che galleggia, costituito dalle frazioni più leggere (plastiche, materiali organici biodegradabili) abbandona la vasca assieme al flusso liquido che, percorrendo la linea in uscita, termina con la dissoluzione in acqua delle frazioni biodegradabili (inclusi carta e cartone). Per la riduzione delle dimensioni è previsto un apposito trituratore rotativo seguito da un “Hydro-Crusher”, ovvero un tubo dal diametro di 500 mm. dotato di una serie di correnti a getto che hanno l’effetto di ridurre il materiale in poltiglia che, insieme agli elementi più piccoli separati dal vaglio, viene infine filtrato. La separazione del surnatante residuo avviene in un decantatore, mentre la corrente liquida alimenta la digestione anaerobica. Da quest’ultimo trattamento si origina il biogas da destinare al trasporto (bio-diesel), alla produzione di energia elettrica e/o termica e fango biologico.
L’acqua invece, ormai depurata, riconfluisce nella prima vasca per dare il via a un nuovo ciclo di lavorazione.
I residui del processo si aggirano attorno al 20% e risultano inerti e, quindi, non pericolosi infatti hanno un ridotto potenziale di generare metano, cattivi odori e percolato. Questi residui possono essere inviati, ulteriormente, verso impianti specializzati per una nuova separazione e quindi abbattendo, di fatto, la presenza di “scarti” in circolazione.
Questo tipo di trattamento, oltre che per RUR, può riguardare rifiuti industriali indifferenziati provenienti da cartiere e da industrie di trasformazione alimentare, residui agricoli e rifiuti da giardinaggio.
Questo tipo di processo può essere collocato a bocca della discarica in base al surplus dei rifiuti.
Quali sono i vantaggi? Eccone un breve esempio pratico:
trattamento e riutilizzo delle materie prime seconde;
minimizzazione l’uso delle discariche;
diminuzione dei costi di smaltimento;
produzione energia pulita rinnovabile.
Quanti posti di lavoro crea un impianto con questa tecnologia? Un impianto da 100 mila tonnellate/anno occupa dalle 20 alle 25 unità per turno lavorativo.
Quanto costa questa tecnologia? 20-25 milioni di euro ma considerando che un “Termovalorizzatore” costa circa 180 milioni di euro, capiamo bene l’enorme risparmio economico che può esserci per gli Enti Pubblici i quali, per tali impianti di trattamento meccanico-biologico, possono chiedere “sostegno finanziario” alla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) che finanzia il 100% del progetto. Inoltre, dalla vendita delle materie prime e seconde, gli Enti Pubblici, hanno diritto ad una royalty pari al 20% del fatturato che va a finire nelle casse comunali “ammorbidendo” il carico fiscale che grava sulla collettività.
Insomma, come disse Antoine Lavoisier, “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” ed è per tale motivo che l’ANTA Italia, Coordinamento Provincia di Brindisi, desidera dialogare con le forze politiche e le Istituzioni dell’Area Vasta brindisina, affinché si promuova e si avvi una innovativa gestione del rifiuto.
Fabio Cristofaro
Presidente A.N.T.A.
per la Provincia di Brindisi