Vigile uccise ragazzo durante il Torneo dei Rioni, Comune tenta di recuperare parte del risarcimento liquidato alla famiglia: non era dovuto

di Eliseo Zanzarelli

L’eco o, meglio, gli strascichi giudiziari di una tragedia che il prossimo agosto compirà 33 anni. Il Comune cerca ancora oggi di recuperare somme che, secondo i giudici, non avrebbe dovuto a suo tempo neanche sborsare.

11 agosto 1991: campo sportivo, Torneo dei Rioni

Era l’11 agosto 1991. Il 16enne Mario De Nuzzo fu raggiunto alla nuca e ucciso da un colpo partito dalla pistola d’ordinanza di un vigile urbano mentre, con alcuni amici, tentata di scavalcare il muro di cinta del campo sportivo per assistere gratis al Torneo dei Rioni. La celebre giostra medievale tipica dell’estate di Oria, allora come oggi, prevedeva il pagamento di un biglietto d’ingresso che Mario e i suoi amici evidentemente non potevano permettersi. L’agente, quindi, fece fuoco e purtroppo ammazzò il ragazzo.

L’inizio di una lunga serie di processi

Ne seguì tutta una serie di processi sia in sede penale, dove l’omicida fu condannato a 16 anni di carcere (che ha scontato) sia in sede civile col coinvolgimento anche del Comune per il risarcimento del danno procurato da un suo dipendente quel giorno in servizio d’ordine nel corso della rappresentazione storica.

Il primo maxi risarcimento, cui ne seguì un secondo

Nel 2000, l’ente fu condannato in solido a liquidare in favore della famiglia De Nuzzo 320 milioni di lire (oltre interessi e spese processuali). Il Comune propose ricorso avverso la sentenza e proposero ricorso incidentale anche gli eredi del 16enne (convinti di aver diritto a una somma maggiorata). Nel 2003, la Corte d’Appello di Lecce riconobbe ai familiari altri 200 milioni di euro.

L’inversione di rotta dei giudici di Cassazione

Il Comune ricorse in Cassazione e i giudici della Suprema Corte accolsero il ricorso con sentenza del 2007, rinviando la causa alla Corte d’Appello per un’insufficiente motivazione del suo precedente pronunciamento. In particolare, si fece perno sul rapporto d’immedesimazione organica del vigile col Comune nel momento in cui commise il delitto. Nel 2010, la Corte d’Appello si pronunciò nuovamente e in questo caso dette ragione al Comune, escluse il rapporto organico tra quest’ultimo e il vigile. Questi – si ritenne – aveva agito sua sponte e non esasperando l’ordine di servizio impartitogli dal datore di lavoro.

Il Comune aveva già pagato e chiese indietro i soldi

Nel frattempo, però, il Comune aveva pagato tra il 2002 e il 2004 alla famiglia De Nuzzo (padre, madre, fratello) 508.796,75 euro. Così, nel 2013 – alla luce delle nuove pronunce – il Comune, incalzato dalla Corte dei Conti, avviò un’azione esecutiva nei confronti di padre e fratello di Mario De Nuzzo (la madre era intanto deceduta) per recuperare somme che non avrebbe loro dovuto risarcire. Il giudice del Tribunale di Brindisi ingiunse di restituire l’intera cifra a suo tempo incassata oltre interessi e spese.

La disperazione del fratello di Mario: quel denaro non c’è più

“Quei soldi, però, non li abbiamo più – disse il fratello del 16enne chiedendo al Comune di rinunciare alla pretesa – perché sono stati utilizzati dai miei genitori per costruire la cappella di famiglia e per terminare la casa dove oggi vive mio padre. Parte del denaro, poi, è stata spesa per curare mia madre, ammalatasi, e poi morta, dopo la scomparsa di mio fratello”.

Altra puntata giudiziaria: decreto ingiuntivo annullato

Il decreto ingiuntivo, provvisoriamente esecutivo, fu impugnato dalla stessa famiglia e il Tribunale ne dispose la revoca, oltre ad aver condannato l’ente a farsi carico delle spese. Nel 2019, il Comune impugnò quest’altro provvedimento del giudice affidando l’incarico all’avvocata Mariantonietta Mancarella.

Con lo “sconto”, ma l’ente è creditore di 90mila euro

Il 21 marzo 2022, la Corte d’Appello di Lecce – decidendo definitivamente sulla controversia – ha accolto l’appello del Comune di Oria e condannato il fratello di De Nuzzo (il padre nel frattempo era deceduto) a pagare in favore dell’ente 90.552,34 euro più le spese di lite del primo e secondo grado (circa 9mila euro). Dunque ora il Comune ha incaricato la stessa legale che ha seguito l’appello di occuparsi del recupero delle somme. Intanto, già anni fa, il responsabile dell’omicidio uscì dal processo per un errore procedurale (un difetto di notifica).

La storia, insomma, continua e per la memoria di Mario De Nuzzo non c’è ancora del tutto pace.

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