Ci sono anche il vice sindaco di Erchie Giuseppe Polito e l’assessora Lina Ferrara tra gli indagati dell’inchiesta che ieri ha condotto all’esecuzione di misure cautelari a carico del sindaco Pasquale Nicolì e dell’assessore Vito Oronzo Bernardi (per loro due i domiciliari) e dell’assessora Pamela Melechì e dell’ingegnere Pasquale Ciriaco (per loro due, divieto di dimora). Polito e Ferrara sono indagati a piede libero per abuso d’ufficio e falso, con gli altri componenti la Giunta, in relazione agli atti propedeutici alla rimozione dall’Area servizi della città dell’ingegnere Antonio Gigli. Il tecnico, che sporse denuncia nel giugno 2021, si rifiutò di eseguire i diktat della politica e in particolare del sindaco Nicolì.
Gli amministratori raggiunti da misura cautelare sono stati sospesi ex legge Severino dalla prefetta di Brindisi Michela Savina La Iacona. Al momento, nessuno di loro ha rassegnato le dimissioni (circostanza che potrebbe comportare la revoca del provvedimento).
Il fascicolo dei pm – sono ben tre: il procuratore aggiunto Antonio Negro e i sostituti Pierpaolo Montinaro e Giovanni Marino – si arricchì nel tempo degli esposti presentati da altri dipendenti comunali e anche delle denunce dell’opposizione. Sei diversi fatti per i quali s’ipotizzano, a vario titolo, i reati di concussione, tentata concussione, abuso d’ufficio in concorso, atti persecutori, tutti aggravati dall’avere commesso il fatto contro un pubblico ufficiale.
Si contestano poi la falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso, induzione indebita a dare o promettere utilità, raccolta-tarsporto-abbandono di rifiuti speciali non pericolosi e violenza sessuale aggravata dall’aver commesso il fatto contro un incaricato di pubblico servizio e dall’aver abusato di autorità e relazione d’ufficio.
La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi Barbara Nestore ha ritenuto sussistenti sia i gravi indizi di colpevolezza sia le esigenze cautelari a carico dei principali quattro indagati.
I rapporti tra la nuova amministrazione guidata da Nicolì e l’ingegner Gigli si sarebbero incrinati sin da subito, quando Gigli si rifiutò di formalizzare l’affidamento dei servizi cimiteriali a una cooperativa indicata dal primo cittadino. Gigli fu pubblicamente ritenuto “non all’altezza dei compiti e degli obiettivi del nuovo esecutivo” e punito con la revoca della posizione organizzativa (ossia la responsabilità di un settore).
C’è poi il caso dei contrasti con l’ex responsabile dei Servizi sociali Lucia Fanuli – oggi in servizio a Oria – che a dire di Nicolì avrebbe “omaggiato” un soggetto privato (gestore di un asilo nido) con la concessione di un immobile comunale “con la riduzione del canone rispetto al valore reale, calcolato con i criteri stabiliti dall’Agenzia delle entrate, altrimenti determinato con parametri forse erroneamente valutati”. L’ipotesi di Nicolì e Melechì quell’immobile avrebbe dovuto essere affittato a 1.600 e non a 1.000 euro mensili e la durata del contratto non avrebbe dovuto essere di nove anni, ma di quattro. Fanuli querelò Nicolì, che oggi è a processo per diffamazione. La stessa Fanuli, inoltre, sarebbe stata costretta a corrispondere indebitamente 2.500 euro a un’associazione locale “verosimilmente al fine di acquisire consenso tra la cittadinanza”.
C’è anche il caso di Cosimo Carrozzo. Si candidò alle elezioni del settembre 2020 nella lista a sostegno di Chiara Saracino e poi ebbe l’ardire di aderire al bando per mobilità indetto per l’Ufficio tecnico dall’amministrazione Nicolì. Carozzo era già vincitore di concorso e lavorava nel Leccese, così penso di sfruttare l’occasione per avvicinarsi a casa. Fu l’unico interessato, ma aveva sul curriculum la “macchia” della fresca candidatura contro. E, allora, Nicolì e Melechì – sempre secondo l’accusa – minacciarono due componenti della commissione vlutatrice affinché Carrozzo non fosse assunto. Fu suggerito all’ex responsabile dell’Ufficio tecnico Ciriaco di sottoporre all’unico candidato domande tecniche, non previste, così da metterlo in difficoltà e giustificarne il mancato impiego.
Bernardi un bel giorno avrebbe deciso di far prelevare dei rifiuti presso un privato e di farli poi depositare in un immobile di proprietà comunale. Sempre a Bernardi, 81 anni, è contestata la violenza sessuale: si sarebbe invaghito di una volontaria del servizio civile e l’avrebbe palpeggiata. La giovane, turbata, denunciò tutto.
Nicolì, stando all’ordinanza di custodia cautelare, sarebbe stato arrogante e “incurante della necessaria separazione tra attività politica ed attività amministrativa, desideroso di affermare la preminenza della prima sulla seconda. Convinto, peraltro, che la volontà politica del Comune di Erchie coincidesse con la propria. E con ciò determinato ad assoggettare dirigenti e dipendenti alle proprie decisioni, anche quando prese contra legem”.