Ogni tanto succede: cominciano a circolare in modo virale sui social quelle che si potrebbero definire inutili clausole del tipo “Non autorizzo Facebook a…”, accompagnate da fesserie come “Facebook è ora un ente pubblico”. [Ne riportiamo un paio di esempi nelle immagini qui sotto]
Non servono assolutamente a nulla, in quanto termini e condizioni per l’utilizzo degli spazi virtuali sono sottoscritte al momento dell’iscrizione quando si spuntano quei quadratini accanto ai quali è scritto “Acconsento a…”.
Non aiuterà, quindi, copincollare dichiarazioni di ammonimento nei confronti di Zuckerberg o chi per lui per impedirgli di utilizzare foto, contenuti, ecc. Facebook, come Instagram, X, TikTok e persino Whatsapp, Telegram et similia, raccolgono da sé una miriade di dati personali ogni giorno attraverso i cosiddetti cookies che consentono loro di profilare tutti noi e per giunta col nostro consenso. Un utilizzo di informazioni che comunque non può o non dovrebbe sforare una certa soglia di riservatezza e sicurezza, perciò non condividere né fate copia e incolla di assolute castronerie. È qualcosa di utile come un cucchiaio provvisto di buchi…