Sabato 9 settembre 2023, a Oria, in Piazza Lorch, presso il monumento ai Caduti, avrà luogo la commemorazione dell’80° anniversario della morte del capitano dei carabinieri Orlando De Tommaso, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria nella guerra di Liberazione, per dare lustro e ricordare la figura eroica e le gesta dell’ufficiale, caduto il 9 settembre 1943 a Roma durante gli scontri per la difesa della Capitale dall’avanzata delle forze nemiche.
Alla cerimonia interverranno il prefetto di Brindisi Michela Savina La Iacona, il vescovo di Oria Vincenzo Pisanello, il sindaco di Oria Cosimo Ferretti, il comandante provinciale dei carabinieri di Brindisi Leonardo Acquaro e le massime Autorità civili, militari e le associazioni d’Arma della provincia. Inoltre, saranno presenti il capitano Giovanni De Tommaso, comandante della Compagnia carabinieri di Viggiano (PZ) e il luogotenente Aldo De Tommaso, comandante della Squadra comando del Reparto carabinieri servizi magistratura di Milano, entrambi nipoti del decorato.
La cerimonia avrà inizio alle ore 17.50 con lo schieramento delle rappresentanze e l’afflusso delle autorità e degli invitati e alle ore 19.00 ci sarà il concerto della Fanfara del 10° Reggimento carabinieri “Campania” diretta dal luogotenente carica speciale, maestro Luca Bernardo.
Il capitano Orlando De Tommaso nacque ad Oria (Br) il 16 febbraio 1897 da Giovanni e Francesca Amici; dopo aver conseguito la maturità classica, venne chiamato alle armi nel settembre 1916 ed assegnato al 1° Reggimento genio. Ammesso alla Scuola Militare di Modena in qualità di allievo ufficiale di complemento, fu nominato aspirante ufficiale nell’aprile 1917; inviato in zona d’operazioni ed assegnato al 265° Reggimento fanteria “Lecce”, prese parte all’11^ battaglia dell’Isonzo.
Nominato sottotenente nel luglio del 1917 e tenente nel marzo del 1918, fu congedato nel giugno 1920. L’anno seguente si arruolò nella Regia Guardia e, allo scioglimento del Corpo, transitò nell’Arma col grado di tenente in servizio permanente effettivo il 1° febbraio 1923. Resse il comando della Tenenza di Tagliacozzo e nel 1930 ottenne un encomio solenne per l’opera di soccorso prestata a Melfi, colpita da terremoto. Trasferito alla Legione di Milano nel marzo 1932, con la promozione a capitano, nel 1937 fece rientro a Roma, alla Legione allievi permanendovi, salvo una breve parentesi di 8 mesi in cui fu assegnato al Comando superiore dei carabinieri reali dello Stato maggiore mobilitato, fino alla fatidica data dell’8 settembre 1943, quando comandava la 4^ Compagnia del II Battaglione allievi.
Nella notte tra l’8 ed il 9 settembre 1943, il II Battaglione allievi carabinieri (13 ufficiali, 47 sottufficiali e 628 allievi e carabinieri) venne inviato nella zona di Roma-Magliana di rinforzo ad altri reparti dell’Esercito che, attestati lungo la via Ostiense, contrastavano l’avanzata dei tedeschi verso la capitale.
Alle ore 1.30 il Battaglione Allievi entrò in contatto col nemico e respinse alcuni tentativi d’infiltrazione, catturando mezzi, armi ed alcuni paracadutisti. Alle 2.00, il comandante del Battaglione ricevette l’ordine di portarsi sul caposaldo n. 5, al km 7,3 della via Ostiense, per riconquistarlo, in quanto i tedeschi l’avevano strappato ai granatieri. Verso le 5.00, il Battaglione, che sino ad allora aveva proseguito quasi indisturbato la lenta marcia di avvicinamento al caposaldo, venne investito da un improvviso e violento fuoco nemico, per cui fu costretto a dispiegarsi, con la 4^ Compagnia a cavallo della strada. L’azione di copertura delle armi (autoblindo, semoventi) consentì alla 4^ Compagnia di avanzare ancora per alcune centinaia di metri, con sbalzi di squadra, e di evitare i tentativi nemici di prendere col fuoco d’infilata il reparto.
Verso le 8.00, un violentissimo fuoco nemico bloccò l’avanzata a breve distanza dal caposaldo. Gli allievi carabinieri, anche se non abituati al combattimento, riuscirono a sfruttare la variabilità del terreno per assestarsi sulle nuove posizioni, ma avevano bisogno di un esempio trascinatore che li spingesse a balzare sull’avversario, coprendo d’impeto le ultime decine di metri che li dividevano dai tedeschi. Il capitano De Tommaso balzò allora in piedi sulla strada falciata dalle mitragliatrici per trascinare i suoi allievi contro il nemico, ma una raffica lo colpì al viso ed all’addome. Pur se la morte fu quasi istantanea, l’ufficiale ebbe ancora la forza di lanciare grida d’incitamento per i suoi militari che, galvanizzati dall’esempio del loro comandante, riconquistarono il caposaldo e liberarono i militari italiani catturati in precedenza.