Angelo Lippolis (e sua moglie Fabiola D’Antona) è un imprenditore che ha scommesso a suo modo – un modo vincente – su Oria e l’ha fatto a prescindere dalle logiche prettamente politiche e partitiche, scommettendo su un turismo diverso dal solito. Leggiamo cosa dice:
Senza che nessuno si offenda, siamo un paese morto. Siamo un paese a crescita demografica negativa con dati economici e capacità di attirare investimenti che fanno di Oria l’ultimo paese della provincia di Brindisi, forse anche della Puglia.
Abbiamo perso il treno del Turismo, treno che è passato per tutti i comuni della Puglia tranne per Oria. E non mi si racconti la storiella del Castello chiuso perché la quasi totalità dei comuni pugliesi è cresciuta, di e nel turismo, senza avere un Castello.
Siamo l’unico paese pugliese che non ha approfittato dei contributi COVID e dei fondi del PNNR caduti a pioggia su tutti. Siamo l’unico paese d’Italia che non ha approfittato del proprio avanzo di bilancio per migliorare la città grazie all’allentamento del patto di stabilità. E se è stato fatto, molti di noi cittadini non se ne sono accorti, salvo un po’ di manto stradale giusto ora in prossimità della nuova campagna elettorale, dopo però 5 anni di gomme e cerchioni scassati.
Nulla è stato fatto per il recupero e lo sviluppo del Centro Storico. Non mi sembra che via Roma sia stata riconvertita nella “via del vino e dell’olio”, non vedo i promessi negozietti di souvenir e le botteghe degli artigiani grazie ai promessi incentivi fiscali, di un programma elettorale rimasto lettera morta.
Non si sono create le condizioni di sviluppo e quel poco che avevamo è caduto in disgrazia. Il mercato ortofrutticolo è una discarica a cielo aperto. Gli anziani non ballano più nella piazza coperta. Siamo l’unico Paese in Italia che non ha approfittato del bonus facciate per rifare tutte le facciate degli edifici pubblici e che non ha approfittato del conto termico 2.0 per efficientare scuole, palestre e Palazzo di Città, a costo zero, senza contrarre mutui. Il macello è sempre chiuso.
Non mi raccontate la storiella dello stadio. Un po’ smisurato per le nostre esigenze e per il nostro calcio locale. È come se fossimo una famiglia con un figlio unico ma ci stessimo comprando un van a 9 posti. Bravo l’assessore Salerno ad intercettare i soldi ma forse un po’ più di riflessione su come spenderli quei soldi andava fatta, alla luce del fatto che quei soldi sono un debito e non un regalo.
Nulla, o quasi, è stato fatto per la mobilità sostenibile su cui tutti i comuni si giocano il futuro. Siamo l’unico paese d’Italia che non ha ancora una stazione di ricarica elettrica funzionante, che non ha un km di pista ciclabile, che ha ancora le barriere architettoniche di 20 anni fa. Non è stato fatto nessun parcheggio per i turisti che dai paesi limitrofi, per sbaglio, vengono a visitarci e per gli abitanti del centro storico che dal centro continuano a fuggire, impoverendolo. Nulla è stato veramente fatto per le periferie, per lo sport, per le associazioni, per gli anziani, per i bisognosi.
Serve un cambio di passo, serve un sindaco a cui siano chiare le tematiche della coesione sociale e dello sviluppo sostenibile che si conseguono grazie agli strumenti che l’Europa mette a disposizione di tutti. Non ci serve un sindaco solo capace di intercettare il consenso elettorale. Non bisogna scambiare le capacità elettorali, nell’intercettare il consenso, con le capacità necessarie a fare uscire Oria dal mortorio in cui si trova.
Oria ha bisogno di un sindaco che abbia una visione, che abbia nuove energie, che rappresenti un cambio generazionale, che abbia capacità di ascolto, che ci faccia uscire dall’isolamento in cui ci troviamo. Ad Oria non è mai venuto un presidente di regione, nessuno dei suoi assessori. Oria non sa cosa sia Puglia Promozione o Puglia Sviluppo. Oria è assente ingiustificata su tutti i tavoli.
Oria ha bisogno di un sindaco che abbia la capacità di porci al centro dell’attenzione e dello sviluppo, che non impieghi un anno – ho detto un anno – per ripristinare i 5 tufi dell’arco di Piazza Manfredi. Serve un sindaco attento ai servizi sociali. Serve un sindaco che dia spazio a tutti, anche quelle cooperative che non la pensano come lui. Un sindaco che dia in uso gli immobili pubblici chiusi e che non chiuda quelli che sono in uso. Un sindaco che ragioni in termini di profitto sociale e non elettorale. Un sindaco che sia capace di creare condizioni di opportunità per i giovani di Oria che continuano a scappare in Germania a fare i pizzaioli. Un sindaco che lavori per lo sviluppo territoriale: abbiamo esempi di comuni virtuosi a 15 minuti da Oria. Vorrei un sindaco che non si riempia la bocca della parola turismo pensando di esserne un esperto perché ogni tanto è riuscito a partire per Lorch, magari a scrocco, per la Festa del Leone e che scambia l’industria turistica con la pratica del tempo libero.
Vorrei un sindaco che finalmente attuasse il piano di fabbricazione, del traffico, del colore, della mobilità, che sapesse valorizzare il centro storico e le nostre campagne; che sappia fare sistema con i comuni vicini e che dell’Appia 2030 sia il protagonista e non l’escluso.
Nel 2023 vorrei un sindaco che sapesse parlare l’inglese, perché i turisti bisogna andarseli a prendere in America e i soldi per gli Enti Pubblici, quelli gratis, non i mutui, non si trovano a Bari o a Roma ma a Bruxelles. Vorrei un sindaco un po’ più sensibile nei confronti della Cultura così finalmente avremo il museo di Ralf Oggiano ed Alessio Carbone smetterà di romperci i coglioni.
Vorrei un sindaco che fosse per davvero il sindaco di tutti perché il mancato rifacimento della strada di contrada Belloluogo così come la chiusura dell’Oratorio a Montalbano sono la dimostrazione di quanto gli ultimi sindaci di Oria non siano stati affatto il “sindaco di tutti”.
Ma soprattutto vorrei un sindaco giovane perché, se la pensione è stata inventata, ci sarà un motivo.
Buona Campagna elettorale a tutti.
Angelo Lippolis
Cittadino di Oria