“Stavo giochicchiando col cellulare. Non mi sono reso conto di nulla. So solo che all’improvviso mi sono ritrovato scagliato per aria, con il gasolio che sgorgava e veniva verso di noi”. Pasquale Musciaglia è uno dei feriti coinvolti nello spaventoso tamponamento avvenuto mercoledì sera tra Grottaglie e Francavilla Fontna. Padre di due figli, 53anni, gli ultimi sette trascorsi da dipendente Ilva nelle vesti di impiegato addetto alla sicurezza, Muscaglia era nel pullman schiantatosi – per ragioni ancora tutte da accertare – contro un’autogru della Prefabbricati Pugliesi.
E’ tra passggeri ad aver riportato le peggiori lesioni: tra queste una frattura alla vertebra lombare L1. Da mercoledì sera è ricoverato nel reparto ortopedia dell’ospedale Camberlingo di Francavilla Fontana. Su quel letto ci resterà per qualche altro giorno ancora: ma avrebbe potuto andargli peggio. Lui lo sa, sa del passeggero che era poche poltroncine avanti a sè, rimasto incastrato fra le lamiere, e ora senza una gamba.
“Io ero seduto più dietro, quart’ultimo sedile. Non so cosa sia accaduto, perché c’è stato quel tamponamento. So solo che stavo giochicchiando col cellulare, non guardavo davanti a me, quando all’improvviso mi sono ritrovato scagliato per aria, e poi di nuovo sui sedili”. “Sul momento – racconta Musciaglia, nel suo letto d’ospedale – non ho avvertito il dolore lancinante che avrei sentito pochi minuti dopo. Quello che sentivo erano le grida degli altri passeggeri. Dicevano tutti di uscire il prima possibile. A fare paura era soprattutto il gasolio che sgorgava dal serbatoio e fluiva verso di noi, che eravamo seduti dietro. Temevamo che da un momento all’altra potesse prendere fuoco”.
Nonostante la concitazione del momento, il dolore per le ferite, il panico, i passeggeri riescono ad abbandonare l’autobus: “Non so se qualcuno abbia azionato le porte o meno, ma fortunatamente ce le siamo trovate aperte e siamo riusciti a scappare”. Il dolore, quello vero, ha cominciato a martoriare il 53enne poco dopo, quando il cuore ha ripreso a battere a velocità normale, e il livello d’adrenalina a scendere: “Mi sono reso conto di avere qualcosa di rotto quando non sono più riuscito a reggermi in piedi. In ospedale mi ha accompagnato un amico. Mi hanno ricoverato subito. Ora dovrò rimanere un altro paio di giorni. Spero di uscire presto”.
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