Liste d’attesa lunghissime: un anno per una Tac, due e mezzo per una risonanza. Le storie vissute sul campo da Antonella e Francesca

Un anno per una Tac toracica, due anni e mezzo per una risonanza magnetica. E allora se ti vuoi sbrigare devi pagare: nel privato è tutto molto più semplice, ma moltissimo più costoso. Una risonanza, infatti, costa tra i 600 e gli 800 euro

Le storie di Antonella Ciccarese (destra nella foto) e Francesca De Valerio si somigliano. Alla prima è stata diagnosticata la sindrome di Sjögren nel 2015 ed è da allora che è cominciata la sua battaglia non soltanto contro malattia e tempo. I controlli dovrebbero essere frequenti. Già, dovrebbero.

Francesca, invece, assiste e accudisce suo marito. Si tratta di due donne, entrambe residenti a Erchie, che non si arrendono, anche a costo di sacrificarsi e chiedere aiuto ben oltre le loro possibilità.

Due donne tenaci e coraggiose che non hanno problemi a denunciare pubblicamente il calvario che, per ragioni a loro neppure chiarissime, si stanno trovando ad affrontare.
“I nostri casi – dichiara Antonella – sono molto particolari e andrebbero seguiti pedissequamente, ma purtroppo così non è. Basti pensare che al Cup per una risonanza toracica mi hanno dato come prima data utile un giorno dell’ottobre 2023: e io che ne so come starò fra un anno, quali esami porto al mio medico per farmi seguire al meglio? E quindi tocca pagare per darsi una mossa, ma posso assicurare che specie di questi tempi non è semplice per nessuno metter mano al portafogli, specie quando ci si trova di fronte a cifre così elevate”.

Le fa eco la signora Francesca, la quale per una risonanza magnetica a suo marito dovrebbe attendere nientemeno che il 2025: “Si sa che si può scherzare su tutto ma non sulla salute: queste sono patologie strane e non sai come degenerano nel corso del tempo, possono solo essere tenute sotto controllo, però chi ce lo garantisce quel controllo tempestivo? Al momento, il servizio pubblico di sicuro no. Quando qualcosa di questo tipo entra in una famiglia ti cambia la vita, ovviamente in peggio. Sulla carta Stato e Regione ci promettono quell’aiuto, nella realtà funziona leggermente in maniera diversa e sinceramente non sembra giusto doversi svenare per non rischiare di morire”. 

Una soluzione prima o poi – sostengono – bisognerebbe pur trovarla o quantomeno cercarla. 

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