«Ma la catalogna vale come voto di scambio?». Per comprendere il senso della domanda, è necessaria qualche considerazione.
La provincia di Brindisi ha una profonda tradizione agricola, in questo Francavilla Fontana non fa certo eccezione. Così, qualcuno tra i candidati alle prossime amministrative avrebbe deciso – e non sarebbe peraltro la prima volta – di cavalcare la tradizione, di sfruttare appieno e letteralmente le radici del proprio territorio: frutta e verdura – catalogna in particolare, pare – per persuadere o semplicemente coccolare, di qui al prossimo 25 maggio, i suoi potenziali elettori.
C’è chi promette posti di lavoro, anche improbabili, e chi invece, sempre nell’alveo del do ut des, mantiene un profilo basso, anzi “terra-terra”. Non come i missili, per carità. Semmai, come le cicorie o i sonchi, meglio noti come “zanguni”. E poi ancora: finocchio, sedano (“acciu”), carciofi, arance, mandarini, ecc..
Insomma, ognuno offre ciò che più gli è familiare. Se altri concorrenti e colleghi di partito hanno alle spalle attività commerciali, studi professionali o imprese, grazie ai quali offrire servizi, impieghi o denaro, c’è chi quindi ha nella campagna il suo principale alleato.
E allora, ecco spiegato il quesito dei quesiti, sul quale da giorni politici e semplici cittadini – sui social network e per strada – s’interrogano, senza addivenire a una risposta univoca: «Ma la catalogna vale come voto di scambio?»
Eliseo Zanzarelli