Lo ci hanno anche creduto e ci hanno persino provato a fare qualcosa di diverso, secondo quelli che credevano i principi ispiratori dell’azione politica di Azione, il partito fondato da Carlo Calenda nel quale avevano creduto ciecamente sin dalla sua nascita. Ora il dirigente regionale (ex coordinatore pugliese) Fabio Zecchino e il coordinatore provinciale di Brindisi Raffaele Pappadà sono delusi e non lo nascondono.
Il travaglio di Azione è ben testimoniato dagli ultimi, repentini accadimenti sia nazionali che locali. Dapprima l’intesa col Partito democratico, con tanto di conferenza stampa in Parlamento, poi l’addio ai democratici per aver stretto accordi con la sinistra.
Dapprima candidature innovative nei territori periferici, poi l’entrata anch’essa repentina di “dinosauri” – politicamente parlando – quali possono essere obiettivamente considerati i fuoriusciti da Forza Italia e, in Puglia, il recordman locale di voti Massimo Cassano, che ha piazzato oltre a sé stesso anche diversi suoi fedelissimi tra uninominale e listini proporzionali.
Poi ecco l’accordo, anch’esso improvviso e discusso con Italia Viva di Matteo Renzi e la nascita di un “centrino” che qualcuno definisce terzo polo fra centrodestra e centrosinistra.
È sfumata per forza di cose, quindi, la candidatura, pure ufficializzata, del presidente del Consiglio comunale di Francavilla Fontana Domenico Attanasi, cui era stato proposto solo ed esclusivamente un posto nell’uninominale senza però il cosiddetto “paracadute” nel proporzionale. Un affronto inaccettabile per l’avvocato, che ha così ringraziato e al contempo declinato un’offerta che era di per sé stessa già una scommessa.
Duro Pappadà: “Cassano rappresenta tutto ciò che noi del terzo polo abbiamo combattuto in tutto questo tempo, il simbolo del motivo per il quale la gente poi non va a votare. Nella base di Azione ma credo anche in Italia viva c’è del malcontento rispetto alle ultime scelte, ragion per cui chiederemo conto ai vertici di fornirci delle spiegazioni plausibili.
Forse per chi è al comando è meglio qualche voto in più anziché continuare con la politica dei piccoli passi che era lo slogan di Calenda e al quale noi ci siamo prestati, avendoci creduto.
Dov’è finita l’idea di cominciare dal basso? Calenda viene meno a sé stesso, prende in giro sé stesso così facendo. Peccato, ci avevamo creduto con serietà e impegno e avevamo individuato un candidato (Attanasi, ndr) che incarnava perfettamente quello che ritenevamo lo spirito di Azione”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Zecchino.
Rammaricato anche Attanasi, che aveva dato la sua disponibilità: “Salvo colpi di scena dell’ultimissima ora, dopo tanti anni Francavilla Fontana non esprimerà alcun candidato alle elezioni politiche.
Sicuramente si tratta di un dato ascrivibile in buona parte a quel mix letale (per le istituzioni democratiche del Paese) composto dalla riduzione del numero dei parlamentari e da una legge elettorale che consente di coltivare qualche comoda aspirazione solo a quei pochi fortunati baciati dal sole romano. Per tutti gli altri, solo posti in piedi. Da portatori d’acqua o riempilista.
Un quadro desolante frutto di un sistema ormai palesemente oligarchico all’interno del quale i criteri della effettiva rappresentanza, della territorialità e del reale consenso sono stati brutalmente cancellati.
E tuttavia, questo non deve essere un alibi per la seconda città della Provincia di Brindisi che oggi si vede estromessa dal palcoscenico che conta. Perchè alla base di questo passaggio a vuoto ci sono anche ragioni più strettamente politiche che a partire dal 25 settembre meriteranno una riflessione (e un’autocritica) più ampia e approfondita.
Intanto, buona campagna elettorale (?) a tutti”.
Insomma, appena Azione si è davvero messa in azione sembra aver dimostrato il suo vero volto, differente – a quanto pare – dalle promesse e dalle ambizioni pregresse. L’accelerata sul voto anticipato ha cancellato, probabilmente, ogni piccolo passo e ogni buon proposito di cambiamento. Ci sono delle poltrone di conquistare e i metodi non appaiono troppo differenti dai soliti: puntare sull’usato garantito resta un italico must.