di Eliseo Zanzarelli
“Non c’è Roma o Bari che tenga, Francavilla Fontana è Francavilla Fontana”, seguito da un cuoricino a corredo di una foto.
Con questo post sul suo profilo facebook personale, il consigliere regionale ed ex sindaco della Città degli Imperiali Maurizio Bruno (Pd) ha dichiarato nuovamente il suo amore nei confronti del suo luogo natio.
Qualcosa di oggettivamente bello e inconfutabile che però, per i malpensanti o per chi Bruno lo conosce un minimo, potrebbe essere un po’ sibillino.
Che il buon Maurizio, dopo la scottatura del 2018 e il riscatto elettorale del 2020, stai pensando a un ritorno da protagonista?
Egli se ne sta zitto e buono, quasi sornione. In fondo però, quel semplicissimo scatto che immortala una bella piazza Umberto I al tramonto (altro segnale?) desta qualche curiosità.
Che Bruno e i suoi sostenitori siano rimasti male – eufemismo – quattro anni fa, è un fatto risaputo. In fondo, al primo turno racimolarono un’enormità di voti: più di 9mila. E furono tantissimi, tanto da aver fatto sfiorare al sindaco uscente il successo al primo turno.
Al ballottaggio, però, la spuntò Antonello Denuzzo che s’impose sul suo predecessore, ossia lo stesso Bruno.
Quest’ultimo, soprattutto di recente, non manca di giurare eterno amore a Francavilla Fontana. C’è da credergli: Bruno è molto legato alle sue origini, come peraltro molti, se non tutti, tra coloro che decidono di scendere o salire in politica – a seconda dei punti di vista – nei territori di appartenenza.
Così, quel semplice post con un’incantevole agorà rosea e la Torre dell’Orologio (rimessa a nuovo dall’attuale Amministrazione) fa un po’ pensare o, meglio fantasticare. Il dato oggettivo è che a Bruno piace la “sua” piazza Umberto I. Perché, però, si è riferito a Roma e a Bari, la prima sede del Parlamento, la seconda del Consiglio regionale?
Con chi potrebbe avercela avuta?
Bruno ha forse strani grilli per la testa? Il diretto interessato, pure interpellato sull’argomento, glissa e non risponde. Chissà che non stia pensando di darsi una terza possibilità: la prima, nel 2014 gli andò decisamente bene, la seconda meno, magari il terzo tentativo sarebbe quello giusto per tornare al timone del suo amato Castello Imperiali, perduto anzitempo e poi non riconquistato.
Sarà nostalgia politica o semplice affezione? Saranno i fatti a dirlo, anche perché alle prossime elezioni amministrative manca poco più di un anno.
In fondo, se Bruno decidesse di tentarsi il ritorno a “casa”, non dovrebbe neanche dimettersi dal Consiglio regionale e neppure dalla presidenza del Comitato della protezione civile. In caso di elezione, dovrebbe scegliere e, sempre in caso di elezione, sarebbe un po’ costretto a tornare del tutto francavillese, magari anche a costo di guadagnare meno o, per meglio dire, la metà rispetto a ora.