Il Gioco d’Azzardo Patologico è un fenomeno sempre più diffuso in Italia. Gli ultimi dati, rilasciati dal Dipartimento delle Politiche Antidroga, che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri affermano che gli italiani con un problema di dipendenza da gioco d’azzardo oscillerebbero tra i 300 mila e un milione e 300 mila. Come si vede, si tratta di una forbice molto larga, dovuta alla difficoltà di inquadrare questa tipologia di giocatori. Il fatto di non poter essere più precisi sui numeri di questa patologia è il principale problema che il Governo e le Associazioni che curano il GAP si trovano ad affrontare.
Per comprendere il fenomeno bisogna affidarsi alle parole degli esperti. Tra questi vi è lo psicologo Alfio Lucchini, secondo cui «La dipendenza da gioco d’azzardo non è immediatamente riconoscibile né da chi ne soffre né da chi gli è vicino perché, a differenza delle dipendenze da sostanze o da alcol non si manifesta immediatamente in una dipendenza fisica ma solo come dipendenza mentale, più difficile e lenta da accertare».
Lucchini aiuta a capire anche il motivo dei numeri così incerti sui malati di Gap. «A noi risultano circa 15 mila persone in trattamento presso i Serd (Servizione per le Dipenze, ndr). Il che significa che, su un milione e mezzo di giocatori problematici, solo l’uno per cento decide di intraprendere un percorso terapeutico per liberarsi dalla dipendenza. Eppure in Italia i centri che curano il disturbo da gioco d’azzardo esistono, sia nel pubblico che nel privato».
Va aggiunto che i sopracitati centri non hanno l’obbligo di censire i malati. Alcuni lo fanno di propria volontà, ma è chiaro che senza una legge nazionale vi sia incertezza a riguardo.
Il giocatore patologico e quello problematico
Nella lotta al GAP esiste anche una questione irrisolta, ovvero quella di riuscire a distinguere il giocatore patologico da quello problematico. I due termini non sono sinonimi. Il giocatore problematico è un individuo che ha problemi con il gioco, ma è cosciente di averli. Di solito è colui che decide di rivolgersi a un servizio sanitario per chiedere aiuto. Diverso il caso del giocatore patologico. In questo caso, infatti, il soggetto non si rende conto della sua situazione, anzi, è convinto di avere tutto sotto controllo. Tuttavia, quando non giocano mostrano segni di irrequietezza o aggressività e non riescono a fermarsi. Tutto ciò può sfociare in comportamenti autolesionistici, come l’isolamento dai propri cari, dai rapporti sociali in generale e dal lavoro.
In Italia, il riconoscimento del gioco d’azzardo patologico come una malattia che andava curata è arrivato solo nel 2012, con il Decreto Balduzzi che attribuiva alla ludopatia il riconoscimento clinico e giuridico di disturbo da gioco d’azzardo. Il Decreto Balduzzi, inserì inoltre il GAP nei Livelli essenziali di assistenza, sancendo quindi il diritto alle cure rimborsate dal Servizio sanitario nazionale e promuovendo attività di informazione e di prevenzione e disciplina a livello normativo la gestione dei giochi, che restano gestiti dal Monopolio di Stato.
Da allora sono passati tredici anni, ma la situazione non è ancora risolta del tutto.
Le storture legislative
Dal 2016 l’Istituto Superiore di Sanità ha avviato degli studi epidemiologici per monitorare il fenomeno del gioco d’azzardo in Italia, sia tra gli adulti che tra i giovani. Grazie a questi studi si sta cercando di contenere il fenomeno. Tuttavia, permane uno stato di allerta, dovuto non solo alla mancanza di una legge nazionale a riguardo, ma anche ai continui cambi legislativi che i diversi Governi al potere hanno attuato nel corso degli altri. L’ultimo cambiamento riguarda l’abolizione dell’Osservatorio dedicato al monitoraggio del gioco patologico imposto dalla nuova Legge di Bilancio.
Al suo posto verrà creato un nuovo fondo dedicato a diverse dipendenze patologiche, includendo quelle da stupefacenti, alcol e internet. Diverse associazioni temono che la formazione del nuovo Osservatorio omnicomprensivo, possa rendere meno mirati gli interventi contro la ludopatia. A rincarare questi timori c’è anche la soppressione del fondo che dedicava 50 milioni alla prevenzione per il gioco d’azzardo patologico, istituito nel 2015. La nuova legge ha infatti creato un unico Fondo per le dipendenze patologiche di 94 milioni di euro annui. Di questi, il 34,25% sarà destinato alla realizzazione di piani regionali sul gioco d’azzardo patologico, con un taglio di quasi ben 20 milioni rispetto a quanto previsto dal fondo soppresso.
Il GAP continua ad essere un tema scivoloso su cui si continua a cadere senza riuscire a trovare un modo per rimanere in equilibrio tra bisogni economici e sicurezza dei giocatori.