Fetore persistente nei dintorni dell’opificio: Comune, Legambiente e 36 cittadini chiedono la costituzione di parte civile. «Insostenibile»

Il Comune di Oria, Legambiente e 36 singoli cittadini si sono presentati per il tramite dei loro avvocati, lunedì scorso, dinanzi al giudice del Tribunale di Brindisi Adriano Zullo per costituirsi parti civili nel processo “Orm Ambiente Srl” nei confronti Giovanna Tempesta, 56enne di Copertino (Lecce), Alessandro Cuomo, 49enne di Lecce, e Omar Leo, 30enne di Francavilla Fontana. I primi due in qualità di amministratori giudiziari dell’opificio.

L’ipotesi di reato a loro carico – citati a giudizio dal sostituto procuratore Pierpaolo Montinaro – è quella di concorso in “getto pericoloso di cose”, che comprende comunque anche emissioni di gas, vapori o fumo in un luogo di pubblico transito (o in un luogo privato) ma di comune o altrui uso nei casi non consentiti dalla legge. Un mini-filone d’inchiesta derivato dalla più corposa “Sangue Amaro” riguardo il presunto sversamento illecito di plasma e altri scarti organici animali nelle campagne e nelle falde tra Francavilla Fontana e Oria.

Il giudice Zullo ha fissato al prossimo 14 aprile la decisione circa l’ammissione a processo dei sedicenti danneggiati. Il collegio degli avvocati è piuttosto nutrito: Roberto Palmisano, Pasquale Fistetti, Antonio Conserva, Cosimo Desimone, Cosimo Massa, Pierluigi D’Urso rappresentano i cittadini; il Comune di Oria è rappresentato dall’avvocato Pietrantonio Denuzzo, mentre Pierluigi D’Urso rappresenta anche Legambiente Oria.

Secondo la pubblica accusa, i tre imputati avrebbero “in concorso tra loro, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in riferimento alle attività della società denominata Orm Ambiente Srl con sede ad Oria in contrada Salinelle (nei pressi del Santuario di San Cosimo alla Macchia, nda) esercente attività di commercio all’ingrosso di sottoprodotti di origine animale (sottoposta a sequestro penale in data 27 gennaio 2021) … non destinati al consumo umano, depositati e movimentati all’interno dell’azienda, provocavano provocavano odori molesti ed emissioni odorigene sgradevoli e nauseabonde, generate dagli scarti delle carcasse di animali in putrefazione, che si propagavano in luoghi di pubblico transito limitrofi all’opificio, atti a molestare le persone (come dalle segnalazioni ed esposti inviati tra il 20/08/21 e l’11/06/23, e come confermato, altresì dagli organi di Polizia, e dall’Ordinanza del Sindaco di Oria numero 85 del 30106/2023, che intimava alla ‘O.RM. Ambiente S.r.l.’ di porre in atto le misure idonee a far cessare le esalazioni maleodoranti, che non cessavano, malgrado le note di riscontro della società datate 10/07/23 e 08/08/2024)”.

Le esalazioni odorigene di “cadavere putrefatto”, che continuano a tutt’oggi, sono ritenute moleste e nauseanti, nonché potenzialmente idonee a cagionare un fastidio fisico e psichico sull’esercizio delle normali attività umane. Se confermato a processo, si tratterebbe di un reato permanente, continuato e reiterato per il quale l’oblazione non è ammessa anche perché permarrebbero conseguenze dannose o pericolose del reato eliminabili da parte del contravventore valutabili d’ufficio da parte del giudice.
L’attività è stata denunciata da numerosi cittadini che vivono o dimorano a Oria nelle contrade Santoro, Viale Grande Europa, Salinelle, Zona Artigianale adiacenti all’opificio della ORM Ambiente Srl. I cittadini lamentano da anni aria irrespirabile e “puzza di morte” o “pesce marcio” che li costringe a non poter aprire le finestre di casa e ad accusare frequenti cefalee, nausea, vomito e difficoltà respiratorie.

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“Tutti i  cittadini residenti in zona e i loro parenti a amici che vanno a trovarli – si legge nelle denunce, accolte dal pm – sono costretti a limitare la propria libertà, a cambiare le abitudini di vita chiudendosi in casa o addirittura ad allontanarsi della propria casa perché l’olezzo è, in alcuni giorni, insostenibile”. E dunque, come Comune e Legambiente, chiedono un risarcimento dei danni finora patiti.

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