di Eliseo Zanzarelli
Le porte del castello restano chiuse, quelle del dialogo si sono riaperte. Nei giorni scorsi, si è tenuto un incontro riservato in Comune tra i proprietari del monumento simbolo e parte dell’amministrazione locale.
Il contenuto del dialogo – durato neppure troppo – è per l’appunto riservato, ma la notizia è che dopo una sorta di “gelo” seguito all’esito della conferenza dei servizi le parti siano tornate a parlarsi, probabilmente per cercare di trovare un nuovo punto d’incontro.
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Dalla conferenza dei servizi preliminare chiusasi nei mesi passati – peraltro con esito positivo o, per meglio dire, probabilistico – erano emersi troppi ostacoli ai progetti imprenditoriali della Borgo Immobiliare Srl che fa capo alla famiglia Romanin – Caliandro.
Il progetto di fare del maniero non soltanto un museo ma anche un ristorante, una caffetteria e – insomma – un luogo di attrazione in senso lato, si era infanto contro prescrizioni ritenute a quanto pare piuttosto limitanti.
Come quella di non poter fare feste e ricevimenti (come i matrimoni), a maggior ragione se slegati da eventi culturali. Da approfondire quest’ultimo aspetto: probabile non si possano proprio fare per legge, senza se e senza ma.
Dal verbale conclusivo della conferenza stessa si evince come – seppure a determinate condizioni – non vi siano problemi per ristorante e caffetteria, ma pur sempre come qualcosa di subalterno rispetto al museo. Il parere legale chiesto dal Comune al professore e avvocato Michele Dionigi del Foro di Bari, infatti, precisa che:
“Gli eventi che potranno trovare ingresso all’interno del Castello saranno quelli con stretta attinenza allo scopo e obiettivo perseguito con l’attività museale. Restano fuori tutti quei momenti di aggregazione e feste non attinenti alla nuova destinazione d’uso del Castello: feste nuziali, capodanni, e/o ricevimenti che presuppongono finalità differenti dal Museo”.
Inoltre: “Gli eventi culturali dovranno essere pianificati e realizzati in un numero di date certamente inferiore rispetto all’attività e alla destinazione principale”.
E forse, in fondo, dalla procedura seguita più di così non era possibile ottenere.
Una strada che è pur sempre un viatico di speranza per l’amministrazione del sindaco Cosimo Ferretti, a cui piacerebbe fregiarsi della riapertura – dopo così tanti anni – del castello, ma una strada insufficiente forse per la proprietà che nel 2007 per acquistarlo spese circa otto milioni e mezzo di euro. Soldi finora rimasti senza il seppur minimo ritorno anche a causa delle vicissitudini giudiziarie che nel 2011 condussero al sequestro dell’immobile.
Se l’incontro dell’altro giorno – con legale al seguito – abbia rappresentato un’occasione di disgelo oppure soltanto uno dei tanti briefing per così dire istituzionali, sarà il tempo a dirlo. Intanto, dopo che è stata sognata la riapertura del castello per la primavera dello scorso anno, per l’estate dello scorso anno, per lo scorso Natale, infine per primavera o estate di questo 2025, forse il gran giorno non è poi così vicino.
Chissà che, alla fine, non si debba necessariamente passare dal Consiglio comunale per approvare una deroga (o una variante che valga per tutti, in attesa del Pug) allo strumento urbanistico in vigore: in quel caso, l’assemblea degli eletti sarebbe chiamata a una forte presa di posizione e all’assunzione di un’altrettanto importante responsabilità tanto politica quanto giuridica.